Architettura, Urbanistica e Design (1924-1973)

op. 84 – Progetto del nuovo Policlinico di Modena, concorso, 1933, con Mario Pucci

opera 84

Progetto del nuovo Policlinico di Modena, concorso, 1933, con Mario Pucci

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«L’area destinata all’erigendo Policlinico si trova ai margini della città a sud della via Emilia. Malgrado la forma irregolare del terreno è stata studiata una soluzione razionale e, diremmo, urbanistica dei singoli edifici» (Bottoni, 1934, p. 9). Bottoni inizia la presentazione del progetto del nuovo Policlinico di Modena indicando subito i due nodi problematici affrontati da lui e da Pucci in questo lavoro: da un lato la ricerca meticolosa e paziente di «una soluzione razionale» che soddisfi i principi di massima funzionalità ed economicità di costruzione e gestione; dall’altro il rapporto dell’organismo con l’area assegnata e con la città. Il procedimento adottato a proposito del primo ordine di problemi si iscrive pienamente nel bagaglio teorico del movimento razionalista. L’accento posto sul «rendimento sanitario», e all’interno di questo sulla «facilità di comunicazioni» (Bottoni, Pucci, 1934, p. 22), denota più che mai l’influenza che la cultura tecnico-scientifica di matrice taylorista e fordista ha esercitato sugli orientamenti teorici dell’architettura moderna. In questo caso tuttavia la ricerca dell’efficienza non va a discapito delle esigenze del malato e del personale medico-infermieristico. Il «rendimento» non è infatti concepito in una logica aziendalistica, ma è inteso come miglioramento delle prestazioni e del comfort, e come massima riduzione del tempo di permanenza dei degenti all’interno dell’organismo ospedaliero. La stessa distinzione fisica dei flussi è volta innanzi tutto a escludere interferenze fastidiose. Una prima, fondamentale separazione distingue i percorsi di servizio da quelli riservati al pubblico; una seconda, più minuta differenziazione riguarda questi ultimi a partire dall’ingresso principale organizzato in forma di piazza interna prospiciente la via Jacopo Barozzi, una diramazione della via Emilia: «Da questa piazza si potranno raggiungere gli organi direttivi e amministrativi dell’ospedale e gli ambulatori senza penetrare nell’ospedale propriamente detto» (ivi, p. 24); per giunta già sulla via Barozzi sono chiaramente riconoscibili gli accessi per i degenti, per i visitatori e, più defilati, quelli degli studenti. Le cliniche sono concentrate su un organismo sviluppato in altezza (7 e 8 piani) e si dipartono da «un blocco centrale di smistamento che è comune a tutte le cliniche e che funziona come strada interna verticale di collegamento (gruppo di ascensori, monta-lettighe, montacarichi, accentrati attorno alle scale principali e all’atrio principale)» (ibidem). Da questo blocco distributivo «si accede a due corpi laterali, uno formato a L a est e uno a T a ovest, che hanno sulle fronti a sud le infermerie e a nord e a ovest i relativi servizi». La disposizione è coerente con l’orientamento dell’intero complesso ed è studiata in modo che tutti i locali di abituale soggiorno o degenza dei malati godano per molte ore del giorno, della benefica luce del sole» (ibidem), e in modo che i servizi quali le sale operatorie, i bagni e i gabinetti, le cucine ecc. risultino defilati dai luoghi di degenza rispetto alla direzione dei venti dominanti. Se a ciascuno degli ambienti che compongono il vasto organismo è dedicato uno studio specifico, per il quale i progettisti si sono avvalsi della consulenza di alcuni medici (fra cui il prof. E. Ronzani, direttore degli Istituti ospedalieri di Milano), una particolare attenzione è riservata nella relazione di progetto alla cucina e ai servizi annessi. Per il ciclo produzione-distribuzione del cibo è infatti definito un vero e proprio layout da fabbrica fordista, che consente tra l’altro di motivare l’inserimento della cucina «nel corpo stesso dell’ospedale» ([P.B., M.P.] Concorso nazionale per l’ospedale clinico di Modena. Motto GR.PB/1933, pagine non numerate, dattiloscritto in APB, Documenti). Con un elevato grado di definizione, inusuale per un concorso di architettura, è altresì precisata l’impiantistica generale (riscaldamento, energia elettrica e illuminazione, impianto elettrico ecc.), messa a punto con la collaborazione di imprese specializzate. Notevole è anche lo studio del sistema di costruzione, basato sull’adozione di uno scheletro in acciaio e da muri di tamponamento «costituiti da due pareti di materiale di coibenza elevata, separate da un’intercapedine d’aria la quale, oltre a garantire la perfetta secchezza dei muri facilita le installazioni dei vari tubi, canali ecc. per i diversi servizi». La scelta del metodo costruttivo a scheletro metallico è motivata per la minore incidenza delle opere di fondazione, per la possibilità di ottenere «la massima asonorità […] senza impiego di costosi materiali isolanti» e per «la facilità di apportare modifiche alla struttura portante, nel caso si rendesse necessaria la trasformazione o l’aggiunta di locali ecc.» (ivi). È questa una delle prime occasioni in cui viene in particolare evidenza quella che sarà una costante dell’esperienza progettuale di Bottoni (e di Pucci): il ruolo fondamentale della ricerca tecnologica nella più generale ricerca architettonica. Altrettanto determinante è il secondo dei nodi problematici di cui si diceva all’inizio: le valenze urbanistiche dell’edificio. La stessa scelta dell’ospedale «a blocco» non trova le sue ragioni solo nella funzionalità interna e nell’economia costruttiva, ma anche nelle possibilità di una più felice organizzazione dei volumi e degli spazi aperti del lotto rispetto al tipo a padiglioni. La soluzione adottata nello specifico da Bottoni e Pucci raggiunge a questo proposito tre risultati di rilievo: 1) consente di distanziare al massimo dal corpo centrale sia la zona riservata alle malattie infettive sia l’obitorio e l’istituto anatomo-patologico; 2) permette di ottenere abbondanti spazi aperti e in particolare un giardino riservato agli ammalati; 3) rende possibile una disposizione dell’organismo centrale «isolata dai pericoli e dagli inconvenienti di un eccesso di polvere o di rumori determinato dalla vicinanza delle strade» (Bottoni, Pucci, 1934, p. 23). Così, pur essendo a stretto contatto con la via Emilia, l’edificio principale è alquanto defilato e protetto da questa da un’ampia zona verde. Ma l’elemento più convincente del progetto è la piazza già citata che raccorda l’edificio alto alla strada (la via Barozzi): mentre la sagoma dell’edificio appare alquanto defilata – mostra infatti il suo lato meno imponente, e reso per giunta più aereo dalla scansione delle verande trasparenti che concludono la testata dei corridoi – i corpi bassi della direzione-amministrazione e degli ambulatori (questi ultimi porticati) si protendono con un gesto accogliente e protettivo verso gli ingressi. L’inserimento della piazza come elemento di raccordo e mediazione fra la strada e l’edilizia aperta è sintomatico di un’attenzione alle regole costruttive della città storica che è solitamente sottovalutato nell’interpretazione dell’esperienza razionalista. Il progetto di Bottoni e Pucci è «messo fuori concorso […] mancando di una tavola secondaria (lettera di P.B. a D. Almansi, del 27.12.1934, copia in APB, Corrispondenza). Questa e altre esclusioni, nonché le modalità generali di conduzione del concorso furono oggetto di vivaci polemiche approdate anche sul «Supplemento sindacale della rivista del Sindacato nazionale fascista architetti» che si schierò contro l’operato della Commissione giudicatrice. Il primo premio fu assegnato a Ettore Rossi, architetto specializzato nella progettazione di ospedali e personaggio molto influente che per l’occasione aveva elaborato un edificio anch’esso a blocco, ma connotato da un’incombente aggressività verso i malati e i visitatori.

Giancarlo Consonni

In G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di) Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 212-213.

M. Pucci, Evoluzione della tecnica ospedaliera, in «Edilizia Moderna», a. VI, n. 12, gennaio-marzo 1934, pp. 7-8.

P. B. [Bottoni], Note su un progetto per il nuovo ospedale policlinico di Modena, ivi, pp. 9-11.

Progetto per il nuovo policlinico di Modena, in «Rassegna di Architettura», a. VI, n. 7, luglio 1934, pp. 184-185.

P. Bottoni, M. Pucci, Progetto per il nuovo Policlinico di Modena, in «Quadrante», a. II, n. 12, aprile 1934, pp. 22-30.

G. Consonni, L. Meneghetti, L. Patetta, Piero Bottoni: quarant’anni di battaglie per l’architettura, numero monografico di «Controspazio», a. V, n. 4, ottobre 1973, p. 20.

G. C. [Consonni], Progetto del nuovo Policlinico di Modena, concorso, 1933 […], in G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 212-213.

Bibliografia a cura di Giancarlo Consonni

Convenzione tra gli architetti e ingegneri Enrico A. Griffini, Mario Pucci, Piero Bottoni e Dagoberto Ortensi, Milano 27ottobre 1933. Dattiloscritto con integrazione manoscritta, firmato, 2 cc./2 pp.

Antonio Badoni società anonima, Lecco. Preventivo […] per la fornitura dello scheletro in acciaio per il nuovo Policlinico di Modena, Lecco 22 dicembre 1933. Dattiloscritto su modulo stampato, timbrato, firmato, 7 cc./7 pp.

S. A. Antonio Badoni, Lecco. Costruzioni civili a scheletro d’acciaio, materiali pubblicitari. Stampato, 1 c.

Frequenza media dei venti a Modena nel venticinquennio 1914-28, grafici. Copia eliografica, 1 tav.

Nota delle ore lavorative per esecuzione disegni, 1 gennaio 1934. Manoscritto, 1 c./1 p.

Elenco tavole, appunti relativi all’impaginazione delle tavole. Manoscritto con schizzi, 25 cc./25 pp.

Dati vari di studio, appunti relativi all’organizzazione degli ospedali. Manoscritto con schizzi su carte di diversa natura, 42 cc./52 pp.

Aree previste da statistiche, appunti relativi all’organizzazione degli ospedali. Manoscritto su carte di diversa natura,7 cc./9 pp.

Domande, appunti relativi alla distribuzione e all’organizzazione del Policlinico. Manoscritto con schizzi, 2 cc./3 pp.

Suddivisioni cliniche superate, appunti relativi alla distribuzione delle funzioni negli ospedali. Manoscritto con schizzi, 8 cc./16 pp.

Locali occorrenti, elenchi. Manoscritto con schizzi, 5 cc./10 pp.

Estratti bibliografici relativi all’organizzazione degli ospedali. Manoscritto su carte di diversa natura di cui una con schizzo scolastico datato [6.3.1923], 4 cc./7 pp.

Computo metrico estimativo, bozza. Manoscritto e dattiloscritto, 18 cc./20 pp.

Relazione di progetto, bozza di alcuni paragrafi. Dattiloscritto con correzioni e integrazioni manoscritte, 29 cc./32 pp.

Relazione di progetto, bozza. Dattiloscritto con correzioni e integrazioni manoscritte, 79 cc./80 pp.

Relazione. Dattiloscritto con correzioni, integrazioni e appunti manoscritte, 41 cc./41 pp.

2^ copia della 1^ relazione. Dattiloscritto con fascetta manoscritta, 25 cc./25 pp.

Concorso nazionale per l’Ospedale clinico di Modena, relazione, motto Gr.Pb 1933. Dattiloscritto con correzioni manoscritte, fascicolato, copertina con intestazione stampata; 79 cc./79 pp.

Idem. Dattiloscritto fascicolato, copertina con intestazione stampata, 79 cc./79 pp.

Idem. Dattiloscritto fascicolato, copertina con intestazione su talloncini stampati e incollati, 79 cc./79 pp.

Note sul progetto Gr.Pb 1933 presentato al Concorso nazionale per il nuovo Policlinico di Modena. Dattiloscritto in due copie, 5 cc./5 pp.

Idem, bozza. Dattiloscritto con correzioni e integrazioni manoscritte, 5 cc./5 pp.

Aeromeccanica Marelli s.a., Milano, Impianto di riscaldamento Policlinico di Modena, offerta di fornitura e preventivo di massima. Dattiloscritto su carta intestata, 9 cc./9 pp.

Lettera di un gruppo di concorrenti al Concorso nazionale per l’ospedale clinico di Modena indirizzata al Sindacato nazionale fascista ingegneri di Roma con osservazioni circa la regolarità del concorso. Dattiloscritto, 3 cc./3 pp.

Memoriale circa il giudizio della commissione sul progetto Gr.Pb 1933. Dattiloscritto con annotazione manoscritta, 1c./1 p.

Resoconto della conferenza del professor E. Ronzani dell’Ospedale Maggiore di Milano tenuta il 14 dicembre 1933al Sindacato provinciale fascista ingegneri di Milano. Dattiloscritto con correzioni manoscritte, 3 cc./3 pp.

Idem, bozza. Dattiloscritto con correzioni e integrazioni manoscritte, 1 c. di fogli incollati/1 p.

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