Architettura, Urbanistica e Design (1924-1973)

op. 64 – Progetto del quartiere Ifacpm Maurilio Bossi in viale Molise (nell’isolato compreso tra viale Molise, via Faà di Bruno, piazza Insubria e via degli Etruschi) a Milano, concorso, 1932

opera 64

Progetto del quartiere Ifacpm Maurilio Bossi in viale Molise (nell’isolato compreso tra viale Molise, via Faà di Bruno, piazza Insubria e via degli Etruschi) a Milano, concorso, 1932

op064 copertina

 

Nel 1932, parallelamente al concorso pubblico per la progettazione di alloggi ultrapopolari a S. Siro, l’Istituto per le case popolari di Milano indice un concorso a inviti per lo studio di massima del nuovo quartiere Maurilio Bossi, destinato a sorgere in viale Molise. Tra gli otto progettisti invitati a partecipare al concorso vi è anche Bottoni, il cui progetto non verrà però prescelto. Il tipo delle costruzioni e le norme a cui i concorrenti devono attenersi sono le stesse stabilite dal bando per il quartiere Francesco Baracca a San Siro. Il tratto che accomuna le soluzioni predisposte da Bottoni contemporaneamente per i due concorsi è la standardizzazione dei locali e degli elementi costruttivi, in particolare per gli alloggi da 26, 34 a 42 mq: «Poiché […] dovevano potersi riunire, raddoppiare e accostare secondo varie esigenze […] si è studiato di partire da dimensioni di locali tipo […]. Oltre ai servizi che si portarono a una misura tipica per tutti e tre i suddetti tipi di appartamento, nelle dimensioni […] di m 2,15×0,95 per la cucina e 1,30×0,95 per il bagno e per l’ingresso, risultarono […] quattro tipi di locali standardizzati. Gli elementi della costruzione vennero unificati […] sulle ricerche […] per la standardizzazione degli elementi» (P. Bottoni, Progetto di case popolari in viale Molise, I.C.P.M., dattiloscritto in APB, Documenti). Ma mentre nel quartiere Baracca la standardizzazione dei locali e degli elementi costruttivi viene studiata per permettere l’aggregazione degli alloggi in corpi di fabbrica doppi con la scala interna, qui lo studio della cellula è finalizzato alla creazione di una tipologia nuova in grado di garantire, senza gli inconvenienti, tutti i vantaggi offerti da entrambi i sistemi classici di disimpegno: quello esterno a ballatoio e quello interno a scale multiple. Bottoni perviene alla definizione del nuovo fabbricato seguendo un percorso opposto a quello tutto funzionalistico su cui si fondano le ricerche di Alexander Klein e dello stesso Griffini. È piuttosto il metodo storicistico a essere coinvolto. Anziché procedere linearmente dall’analisi delle funzioni interne all’alloggio, Bottoni giunge infatti alla forma dell’edificio attraverso l’«esame della evoluzione dei due distinti sistemi [a ballatoio e non] dall’inizio del loro impiego per le case popolari […]» (ivi, p. 2). Dal confronto tra le due tipologie canoniche dell’edilizia operaia egli può così dedurre i vantaggi e i difetti di entrambe. I vantaggi del tipo a ballatoio vengono identificati nei seguenti: «la possibilità […] di disimpegnare con un piccolo numero di scale un grandissimo numero di appartamenti; di poter allineare questi secondo tipi di serie ripetuti; di portare le zone di passaggio del pubblico dagli anditi chiusi all’aria aperta; di poter con maggiore facilità sorvegliare il movimento delle persone negli spazi di uso comune della casa; la maggiore possibilità di sfruttamento economico del terreno» (ibidem). Gli svantaggi sono invece riassunti in questi tre punti: «comunanza di passaggi obbligati per molte persone; esistenza di locali di abitazione e soggiorno aprentisi sul ballatoio […]; tendenza degli inquilini a sostare sui ballatoi stessi facendo di essi un’appendice e prolungamento all’aria aperta, della propria casa» (ibidem). Per eliminare gli inconvenienti di cui sarebbero stati esenti i tipi di case popolari a disimpegno diretto dalla scala, ma mantenendo nel contempo i vantaggi del ballatoio, Bottoni escogita una soluzione ingegnosa: due corpi semplici a ballatoio, su cui si affacciano esclusivamente i locali di servizio standardizzati, vengono posti frontalmente a una distanza di sei metri come «in una specie di strada interna», ma a piani sfalsati e disimpegnati da scale «gettate fra un edificio e l’altro alla maniera con cui nell’architettura popolare e rustica si fanno le scale esterne e più particolarmente le logge» (ivi, pp. 3-4). In questo modo la «scala volante», abolendo qualsiasi passaggio chiuso, permette di sfruttare al massimo la superficie abitativa, mentre i piani sfalsati, diminuendo lungo i ballatoi «l’attrattiva della vista», dovrebbero spingere gli inquilini a soffermarsi «di preferenza sulle logge dei locali di soggiorno che si trovano sull’altro lato dei corpi semplici e danno su vasti cortili alberati» (ivi, p. 4). Inoltre questa «disposizione a piani sfalsati crea un seminterrato di m 3,50 posto sotto il piano dei cortili solo 77 cm nel quale trovano facilissima sistemazione tutti i servizi igienici e sociali necessari al quartiere e ai singoli edifici» (ivi, p. 5). Ma non solo: poiché «la superficie dei cantinati è superiore all’immediato prevedibile bisogno dei servizi, si pensa che una parte di essi possa venire assai opportunamente destinata a laboratori e negozi di piccoli artigiani» (ibidem). Il dislivello che si crea tra i due corpi nella parte alta viene invece riservato ai «servizi di asciugatoio nella stagione favorevole» (ivi, p. 10). Non c’è dubbio che la ricerca tipologica presenti in questo progetto per viale Molise un suo notevole interesse e mostri quanto il ragionamento sulla casa sia già molto affinato nella esperienza progettuale di Bottoni. Al contrario l’impianto urbanistico pecca ancora di quello schematismo che lo stesso Bottoni riconoscerà retrospettivamente nel 1955 quando, riferendosi ai quartieri di edilizia economico-popolare degli anni Trenta, li indicherà come frutto di un periodo «ancora schematico e teoretico d’impostazione» (P. Bottoni, Aspetti della evoluzione della urbanistica milanese in complessi edilizi dell’Istituto Autonomo per le Case Popolari di Milano, in «Edilizia Popolare», a. II, n. 5, luglio 1955, p. 56). Se si esclude la piazza centrale, i porticati e i negozi, che uniscono verso strada i corpi di fabbrica e che funzionano contemporaneamente da filtro verso la città, per il resto l’assetto generale del quartiere risente negativamente di quella ideologia semplificatrice per la quale uniche buone regole nell’edilizia popolare erano considerate l’igiene e l’economia. Per rispettare le prime ed «esporre in modo equo le fronti degli edifici all’illuminazione solare del mattino e del pomeriggio, togliendole durante le ore caldissime del giorno a una esposizione eccessiva» (ivi, p. 1), le costruzioni vengono univocamente disposte, senza alcuna gerarchia, secondo una direzione nord, nord-est, sud, sud-ovest. Per rispettare invece le seconde, e abbassare indubbiamente il costo delle case e quello degli affitti – un problema divenuto particolarmente assillante in quegli anni di crisi economica – l’area a disposizione viene eccessivamente edificata e i corpi sono disposti tra loro in maniera così ravvicinata da ripristinare di fatto un sistema chiuso a lunghe corti, che il lottizzamento aperto, nelle dichiarazioni d’intenti, avrebbe dovuto per ragioni igieniche rompere definitivamente. Non è un caso che tale impianto urbanistico non venga più ripreso da Bottoni. Al contrario saranno invece riprese le soluzioni studiate per gli interni e il fabbricato a ballatoio. I due alloggi tipo da 26 e 34 mq costituiscono infatti la matrice degli alloggi n. 3 e n. 2 esposti al secondo piano nel Gruppo di elementi di case popolari, realizzato con Griffini per la Triennale del 1933 nel Parco Sempione di Milano. L’edificio a ballatoio viene invece presentato con piccolissime varianti e col nome di «casa collettiva» nella mostra dei progetti tipici, ordinata per la V Triennale da A. Alpago Novello, P. Aschieri, C.A. Felice, G. Ponti e M. Sironi, con la collaborazione, tra i tanti, anche dello stesso Bottoni. Per quella occasione lo schema che viene proposto come esempio di aggregazione del tipo edilizio a livello di quartiere ha un impianto sempre rigidamente razionalista, ma senza gli inconvenienti del progetto per viale Molise. Sia la «casa collettiva» che lo schema di quartiere verranno poi esposti nuovamente nella mostra della Casa popolare allestita da Bottoni, Mazzocchi e Leonarduzzi in occasione del Convegno lombardo per la casa popolare tenutosi a Milanol’11 e 12 gennaio 1936.

Graziella Tonon

In G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di) Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 195-197.

Istituto per le case popolari di Milano, Il Concorso pel nuovo quartiere Med. d’oro Francesco Baracca a San Siro. Progetti di massima pel nuovo quartiere Med. d’oro Maurilio Bossi in viale Molise, supplemento di «Rassegna di Architettura», a. V, n.2, 15 febbraio 1933, pp. 116-117.

Mostra dei progetti di edifici tipici, in «Architettura», a. XII, numero speciale dedicato alla Triennale di Milano, 1933, pp. 160-168.

P. Bottoni, M. Mazzocchi, M. Leonarduzzi (a cura di), Mostra della Casa popolare, Reale società italiana di igiene, Milano,1936, p. 69.

G. Consonni, L. Meneghetti, L. Patetta, Piero Bottoni. Quarant’anni di battaglie per l’architettura, numero monografico di «Controspazio», a.V, n. 4, ottobre 1973, pp. 8-91.

G. T. [Tonon], Progetto del quartiere Ifacpm Maurilio Bossi in viale Molise a Milano, in G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 195-197.

Id., Piero Bottoni e Milano. Case, quartieri, paesaggi 1926-1970, La Vita Felice, Milano 2001.

G. Leyla Ciagà, La casa per tutti. La Triennale e la città, in G. Leyla Ciagà, G. Tonon (a cura di), Le case nella Triennale. Dal parco al QT8, Triennale Electa, Milano 2005, pp. 12-33.

Bibliografia a cura di Graziella Tonon

Progetto di case popolari in viale Molise (Icpm), relazione. Dattiloscritto, fascicolato, 32 cc./32 pp.

Idem. Dattiloscritto, fascicolato, firmato Piero Bottoni, 28 cc./28 pp.

Norme e condizioni per la redazione del progetto. Dattiloscritto, 1 c./1 p.

PARAGRAFI

Archivio Piero Bottoni

DAStU - Politecnico di Milano

Campus Bovisa
Via Giuseppe Candiani, 72
20158 Milano

t +39 02 2399 5827

archivio-bottoni-dastu@polimi.it