Architettura, Urbanistica e Design (1924-1973)

op. 81 – Gruppo di elementi di case popolari e relativo arredamento, V Triennale di Milano, 1932-33, con Enrico A. Griffini (demolito a conclusione della manifestazione)

opera 81

Gruppo di elementi di case popolari e relativo arredamento, V Triennale di Milano, 1932-33, con Enrico A. Griffini (demolito a conclusione della manifestazione)

op081 copertina

 

Questo edificio dimostrativo, realizzato con il concorso dell’Istituto per le case popolari di Milano e del Consorzio antitubercolare, in una manifestazione come la Triennale tradizionalmente rivolta a una fascia sociale di ceti medi e medio-alti, apre uno spiraglio per guardare finalmente al tema dell’abitazione per i meno abbienti. «Al popolo bisogna andare, anche nelle mostre», scrive M. Gallian; e dal canto suo «Quadrante», nel dare ampio spazio a quest’opera, non manca di lamentare, attraverso i caratteristici fendenti di P.M. Bardi, che «La V Triennale è un’esposizione per la borghesia grassa e nemica del gusto. In tutto il parco una sola Casa Popolare». Dimenticando che nelle stesse esposizioni del Miar ben poco si era visto su questo argomento, ora la casa per il popolo è sbandierata come centro di interesse della nuova architettura italiana. Sempre su «Quadrante» Bardi proclama: «Il punto di partenza di una grande architettura è, in un’epoca come la nostra, nell’architettura utilitaria. Si parte dal popolo». Quanto tutto questo andare e partire dal popolo si intrecci con la demagogia del fascismo è ben evidente. Tuttavia, sgombrato il campo dal fumo dei proclami e delle ideologie, si deve riconoscere a questa realizzazione espositiva di Bottoni e Griffini una sua verità, anzi una sua duplice verità: da una parte il tentativo onesto di rispondere alle drammatiche condizioni abitative o di larghi strati della popolazione, rese per giunta disperate dalla più grave crisi economica mai conosciuta dall’Occidente industrializzato; dall’altra un generoso mettersi alla prova in ambiti disertati dalla vecchia  architettura per dimostrare la capacità della nuova di introdurvi bellezza e dignità. Il coesistere di questi due obiettivi è anche alla base di una contraddizione che appare in quest’opera irrisolta, e che forse è irrisolvibile. Mi riferisco alla difficoltà di far collimare l’aspirazione a una casa confortevole, realizzata in forme «pure», capaci «di soddisfare più universalmente a dei bisogni estetici» (Bottoni, 1933, p. 34), con la riduzione degli spazi al cosiddetto minimo vitale. A parte l’arbitrarietà di un’operazione che si ritiene invece scientificamente fondata, la contraddizione sta in primo luogo proprio in ciò che i razionalisti ritengono il punto di forza della loro elaborazione e addirittura la fonte della «nuova bellezza»: la funzionalità. Nel caso specifico dei 6 alloggi studiati per l’occasione da Griffini e Bottoni, la disponibilità di superficie espressa in metri quadrati a persona oscilla fra i 9,5 e i 10,9. Se ciò offre l’estro per un rigoroso studio delle piante (dove si avverte l’esperienza accumulata da Griffini sia come esegeta di Alexander Klein e di Bruno Taut sia come inventore in proprio), nondimeno quello che sulla carta è presentato come un risparmio di tempo e di spazio, alla prova dell’uso, si rivela nel suo esatto contrario. E lo stesso film girato da Bottoni, a scopi dimostrativi e pedagogici proprio all’interno di questi alloggi, a darcene conferma: Una giornata nella casa popolare (questo è il titolo del film) è in realtà una giornata di lavoro pressoché continuo e ciò in conseguenza del fatto che al tradizionale lavoro domestico si aggiunge una non trascurabile fatica supplettiva per adattare continuamente i locali alle diverse funzioni cui sono destinati nel corso della giornata. Tutto questo non toglie comunque importanza al Gruppo di elementi di case popolari. Al di là delle contraddizioni soprarichiamate, quest’opera costituisce uno dei più significativi risultati ottenuti fra le due guerre in Italia nel campo dell’architettura d’interni per case non borghesi. Una volta che si tolgano di mezzo le forzature indotte dall’ideologia ambigua dell’existenzminimum, che peraltro caratterizza un’intera epoca, e si assuma la riduzione al minimo dello spazio come un esercizio, niente più che un arduo banco di prova, allora si possono anche apprezzare talune illuminazioni teoriche e soprattutto la ricchezza delle risposte sul piano squisitamente architettonico. Dagli scritti di Griffini e di Bottoni posti a commento delle soluzioni-tipo illustrate su «Quadrante» emergono due fondamentali acquisizioni sul piano teorico. La prima è presentata da Griffini. Occorre, egli afferma, concepire la casa come organismo composto non da singoli locali ma da «unità di alloggi», in modo da perseguire contemporaneamente due obiettivi: garantire un impianto armonico a ciascun alloggio e ottenere il massimo risparmio nei costi di costruzione, riducendo all’essenziale le strutture distributive (scale, ballatoi). L’organizzazione armonica dell’alloggio passa significativamente per Griffini attraverso il «ritorno alla concezione classica di un grande locale dominante dove si svolge la vita comune, fiancheggiato o contornato da locali minori destinati al servizio o al riposo» (Griffini, 1933, p. 20). Griffini individua tale locale nel soggiorno, che dunque, nella funzione di fulcro della socialità, anche nelle case popolari verrebbe a sostituire la cucina ormai divenuta un semplice spazio attrezzato per il lavoro. Quanto ai caratteri distributivi, l’edificio della Triennale esemplifica con estrema chiarezza sia gli elementi base della casa a ballatoio su corpo semplice (risolvendo negli alloggi n. 2 e n. 3, situati al secondo piano, i problemi di privacy che portavano gli Iacp a rigettare questo tipo edilizio) sia quelli della casa con gli appartamenti direttamente disimpegnati dalla scala. Quest’ultimo tipo è concretamente illustrato al primo piano dell’edificio espositivo da 3 alloggi di diverso taglio (quelli contraddistinti dai numeri 4, 5 e 6), serviti insieme da una sola scala. il quadro si completa con il tipo della casa a ballatoio a corpo doppio, esemplificato con un solo appartamento, il n. 1, che costituisce la soluzione più interessante di tutta la serie soprattutto per il lungo soggiorno passante (in parte destinabile di notte a stanza da letto). La seconda acquisizione teorica è indicata da Bottoni, che incentra il suo scritto sulla necessità di concepire unitariamente la costruzione degli edifici e la produzione dei mobili a essi destinati. Egli scende anche in esemplificazioni concrete: «La posizione di una porta, di una finestra, che viene fissata oggi ancora in modo assolutamente casuale 5 cm più a destra o a sinistra di quello che l’utilizzazione di un certo tratto di parete per un certo mobile richiederebbe, potrà avvenire con sicurezza ed economia in base alla conoscenza di tutte le possibilità di destinazione che quel tratto di parete avrà […]» (Bottoni, 1933, p. 35). L’adozione di linee semplici e di dimensioni standardizzate nella produzione dei mobili, condotta in parallelo con una produzione edilizia uniformata secondo moduli base, oltre a garantire economie in entrambi i campi e a conseguire la possibilità di avviare la produzione di serie, secondo Bottoni avrebbe accresciuto la qualità degli alloggi impedendo ai mobili di invadere e compromettere spazi preziosi, nonché di sottrarre luce agli ambienti. Va in questa direzione anche la proposta di ridurre al minimo i mobili contenitori, assorbendone la funzione in impianti fissi ospitati nelle stesse strutture edilizie. A parte quest’ultima indicazione, tutte le altre sono messe in pratica in modo esemplare negli alloggi realizzati perla Triennale. Griffini e Bottoni ma è quest’ultimo, va ricordato, a firmare da solo larga parte delle tavole di progetto dell’arredo mettono a punto una serie coerente di mobili-base, alcuni dei quali componibili e tutti realizzabili in diverse versioni, in modo da garantire con la produzione industrializzata anche l’adattamento e la personalizzazione degli arredi. Circa la componibilità, si può citare la credenza armadio e l’armadietto libreria che insieme possono formare la credenza per la cucina; quanto alla variazione, si può richiamare la sperimentazione di diversi materiali e colori direttamente percepibile dal confronto fra i diversi alloggi. Nell’alloggio n. 3, il più piccolo (con una superficie abitabile di mq 25,50), la scelta cade sull’ontano naturale; ma, mentre nella zona notte per la stoffa del copriletto e della tenda si scelgono toni chiari e riposanti, nei ripiani della cucina e del soggiorno si usa il rosso pompeiano. Nell’alloggio n. 2 gli stessi mobili sono invece realizzati in douglas-fir naturale sposato a piani in linoleum dai colori morbidi, mentre nell’alloggio n. 4 il linoleum è combinato con il legno laccato o lucidato noce. Le variazioni riguardano anche le ante e le maniglie sicché, ad esempio, una credenza da cucina con le ante in vetro al posto di quelle di legno può diventare un mobile da soggiorno. Se non si ritrovano qui le invenzioni magiche messe in atto da Bottoni in alcuni mobili e interni borghesi, pur tuttavia corre in questi alloggi un senso di levigata e nitida pacatezza, capace di sconfiggere alla fine l’ossessione funzionalista; quell’ossessione che pure portava un attento osservatore ad affermare: «Lo schema dell’alloggio si può dire giunto a una sì matura perfezione di dettaglio, da non lasciar prevedere neppure in un lontano avvenire altre migliorie e, meno ancora, la sostituzione dei concetti attualmente applicati con altri originali» (Bolocan, 1933, p. 822). Questi schemi, per fortuna, sono invece in larga parte caduti; così come fortemente datati sono quei concetti ispirati a un taylorismo esasperato che, oltre ad affiorare qua e là nella trentina di elaborati esposti al piano terreno dell’edificio espositivo, erano degnamente rappresentati da «una batteria di vasche razionali brevettate per la lavatura a mano», che all’efficienza avrebbe unito il «vantaggio» di impedire alle casalinghe di perdere tempo in chiacchiere» (Costantini, 1933). Se scelte di questo tipo relegano le proposte di Bottoni e Griffini nei tristi tempi storici in cui sono nate, rimane attualissima la lezione delicata di questi arredi su cui aveva visto giusto Anna Maria Mazzucchelli: «Una casa bella deve essere un tutto armonico e non presentare squilibri: lussuosa o modesta avrà servizi adeguati; ma non sarà mai come certe case, che paion signore dall’abito di broccato con calze rotte e biancheria sudicia. E il caso di dirlo: è questione di civiltà. E da questo punto di vista altamente significativi erano gli alloggi tipici della «casa popolare» degli architetti Griffini e Bottoni alla Triennale di Milano […] (Mazzucchelli, 1934, p. 22).

Giancarlo Consonni

In G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di) Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 207-209.

V Triennale di Milano. Catalogo Ufficiale, Milano 1933, pp. 223-226.

G. B., La “Casa popolare”. Cronache della V Triennale, in «La Sera» (Milano), 27.4.1933.

a. p. [A. Podestà], V Triennale di Milano. La Mostra dell’abitazione, in «Il Secolo XIX», 31.5.1933.

La V Triennale di Milano. Gruppo di elementi di case popolari, in «Rassegna di Architettura», a. V, n. 6, giugno 1933, pp.267-271.

R. Papini, La Triennale milanese delle arti, in «L’Illustrazione italiana», a. LX, n. 23, 4 giugno 1933, pp. 850-76, ora in parte in Id., Cronache di architettura, 1914-1957. Antologia degli scritti […], a cura di R. de Simone, Edifir, Firenze, 1998, pp. 246-260, in part. p. 251.V. Costantini, Mobili ed oggetti della casa alla Triennale, in «La Sera», 16.6.1933.

E. A. Griffini, La casa popolare, in «Quadrante», a. I, n. 3, luglio 1933, pp. 19-25.Gruppo di elementi di case popolari alla V Triennale, ivi, pp. 13-33.

P. Bottoni, Arredamento della casa popolare, ivi, pp. 33-35.Il problema della casa popolare com’è presentato alla Triennale, in «Domus», a. VI, n. 67, luglio 1933, pp. 361-365.

R. Leonardi, Case tipiche alla Triennale di Milano, in «Il Resto del Carlino», 20.7.1933.E. Persico, Gli architetti italiani, in «L’Italia letteraria», a. IX, n. 32, 6 agosto 1933, p. 4, ora anche in Id., Tutte le opere(1923-1935), a cura di G. Veronesi, vol. II, Comunità, Milano 1934, pp. 145-150.

La casa popolare, in «Il Popolo d’Italia», 9.8.1933.

S. Giedion, Uno straniero parla della Triennale, in «Il Lavoro fascista» (Roma), 23.8.1933.

G. Palanti, Gruppo di elementi di case popolari, in «Edilizia Moderna», a. V, n. 10-11, agosto-dicembre 1933, pp. 28-31.

G. Pensabene, L’architettura alla Triennale, ivi, pp. 3-7.

S. Eman, Architettura e abitazione alla V Triennale di Milano, in «La Proprietà Edilizia Italiana», a. V, n. 9, settembre 1933, pp. 857-867.

P. M. Bardi, I Razionalisti di Atene, in «Il Lavoro fascista», 15.9. 1933.

A. L. Goldstein Bolocan, Alloggi popolari alla V Triennale di Milano, in «La Casa», a. XII, n. 10, ottobre 1933, pp. 819-822.

Gruppo di elementi di case popolari, in «Architettura», a. XII, numero speciale dedicato alla V Triennale 1933, pp. 66-67.

Colonia di villette per vacanze, in «Architettura», a. XII, n. 12, dicembre 1933, numero speciale dedicato alla V Triennale di Milano, pp. 54-58; Gruppo di elementi di case popolari, ivi, pp. 66-67; Mostra dei progetti di edifici tipici, ivi, pp. 161-163.

A. M. Mazzucchelli, La casa moderna. Cucine, in «Vita femminile», a. XVI, n. 2, febbraio 1934, pp. 21-24.

E. Vittorini, Architettura funzionale. Case popolari e case minime, in «L’Ambrosiano», 7.4.1934.

Arredamenti per case popolari, in «Case d’oggi», a. XIV, n. 4-5, aprile-maggio 1934, pp. 24-25.

R. Aloi, L’arredamento moderno, Hoepli, Milano 1934, tavv. 540 e 670.

P. Bottoni, Premesse alla standardizzazione della casa popolare, Relazione presentata al XIII Congresso internazionale architetti, Roma, 22-28 settembre 1935, in «Atti Sindacato interprovinciale fascista degli architetti della Lombardia», n. 2,1935, pp. 18-22.

Id., Per l’educazione al vivere nella casa popolare, Estratto degli Atti del Convegno lombardo per la casa popolare nei suoi aspetti igienico-sociali organizzato dalla Reale società italiana di igiene, Milano, 11-12 gennaio 1936, Milano 1936, pp. 1-4.

P. Bottoni, M. Leonarduzzi, M. Mazzocchi (a cura di), Mostra della casa popolare, Catalogo della mostra presentato al Convegno lombardo per la casa popolare nei suoi aspetti igienico-sociali, Milano, 11-12 gennaio 1936, Reale società italiana di igiene, Milano 1936, pp. 55-59.

P. Bottoni, L’arredamento degli alloggi operai, in «Tecnica e organizzazione», a. II, marzo 1938, pp. 54-58.

E. A. Griffini, Costruzione razionale della casa. I parte. Distribuzione, organizzazione, unificazione della casa, nuovi orientamenti, Hoepli, Milano 1946, pp. 78-81 e 160-161.

E. A. Griffini, Progetti e realizzazioni MCMXX-MCML, Milano, Hoepli 1951, pp. 14-16.

L. Benevolo, The beginning of modern research, 1930-1940, in Aa.Vv., Italy: The New Domestic Landscape. Achievements and Problems of Italian Design, edited by E. Ambasz, The Museum of Modern Art, New York, collaboration with Centro Di, Florence, 1972, pp. 302-314.

G. Consonni, L. Meneghetti, L. Patetta, Piero Bottoni. Quarant’anni di battaglie per l’architettura, numero monografico di «Controspazio», a. V, n. 4, ottobre 1973, pp. 18-19.

O. Selvafolta (a cura di), Studi, progetti, modelli e oggetti del razionalismo italiano, in «Rassegna», a. II, n. 4, ottobre 1980, pp. 37-38.

G. Consonni, G. Tonon, Architettura per la metropoli: 1931-1940, in Aa.Vv., 1930-1942 La città dimostrativa del razionalismo europeo, a cura di L. Caruzzo e R. Pozzi, Angeli, Milano 1981, pp. 272-299.

S. Casciani, Il protodesign del mobile italiano anni Trenta, in Aa.Vv., Gli anni Trenta. Arte e cultura in Italia, Mazzotta, Milano1982, pp. 329-338.

L. Casiroli, Piero Bottoni: L’arredamento nella casa popolare, in «QD. Quaderni del Dipartimento di progettazione dell’architettura», a. IV, n. 6, dicembre 1987, pp. 108-112.

G. Tonon, Piero Bottoni: le ragioni del moderno, ivi, pp. 32-43.

M. C. Tonelli Michail, Il design in Italia 1925-1943, Laterza, Bari 1987, pp. 46-51.

G. C. [Consonni], Gruppo di elementi di case popolari alla V Triennale di Milano, 1932-33 […], in G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 207-209.

C. De Carli, La residenza urbana tra Novecento e razionalismo, in Aa. Vv., Milano durante il fascismo 1922-1945, a cura di G. Rumi, V. Vercelloni, A. Cova, Cariplo, Milano 1994, pp. 253-281, in part. pp. 264, 266, 271, 272.

Id., Piero Bottoni e Milano. Case, quartieri, paesaggi 1926-1970, La Vita Felice, Milano 2001.

G. Leyla Ciagà, La casa per tutti. La Triennale e la città, in G. Leyla Ciagà, G. Tonon (a cura di), Le case nella Triennale. Dal parco al QT8, Triennale Electa, Milano 2005, pp. 12-33.

Bibliografia a cura di Giancarlo Consonni

1. Società fratelli Tornaghi fu Luigi, Bernareggio. Bolletta di consegna, Bernareggio 13 aprile 1933. Manoscritto su modulo stampato, 1 c./1 p.

2. Promemoria spese sostenute dall’architetto Bottoni per la casa popolare alla Triennale, Milano maggio 1933. Dattiloscritto con annotazione manoscritta, 1 c./1 p.

3. Figli di Giuseppe De Rosa, lavori in cemento, […] Milano. Listino prezzi, Milano 1 luglio 1933. Stampato con integrazioni manoscritte, timbrato, firmato, 1 c./1 p.

Documenti relativi a richieste di informazioni su prezzi, preventivi e cataloghi degli edifici presentati alla mostra, sui loro elementi costruttivi e sui loro arredi:

4. Padiglione case popolari. Manoscritto su carte di diversa natura, 14 cc./14 pp.

5. Idem. Dattiloscritto, timbrato, firmato, 27 cc./27 pp.

6. Case popolari. Quaderno manoscritto, 49 pp.

7. Casa popolare, […], lettera con consuntivo di Griffini indirizzata al Direttorio della Triennale di Milano, Milano 30 ottobre 1933. Dattiloscritto con annotazioni manoscritte, 2 cc./2 pp.

8. Gruppo di elementi di case popolari […], mostra dei grafici della casa popolare […], mostra dei materiali, bozza di relazione descrittiva. Dattiloscritto con correzioni e integrazioni manoscritte, 13 cc./13 pp.

9. Nota descrittiva relativa alla mostra del Gruppo di elementi di casa popolare da erigersi su progetto degli architetti E. A. Griffini e Piero Bottoni. Dattiloscritto, 1 c./1 p. 7.2

10. Idem, bozza. Manoscritto, 1 c./1 p.

11. Lettera con richiesta di fornitura, Milano. Dattiloscritto ciclostilato con integrazioni manoscritte, firmato Piero Bottoni, 1 c./1 p.

12. Lettera, bozza. Manoscritto, 1 c./2 pp.

13. Preventivo casa popolare di Griffini. Manoscritto, 1 c./1 p.

14. Elenco dei modelli di cui ai disegni allegati per i quali è richiesta la protezione temporanea in conformità ai disposti del R. D. 17 marzo 1932 n. 328. Dattiloscritto con annotazione manoscritta, timbrato, 1 c./1 p.

15. Nota per fornitura travi NP per la casa popolare alla V Triennale. Dattiloscritto, 1 c./1 p.

16. Soc. An. A. Meroni & R. Fossati, Lissone. Distinta per ambiente della qualità del legno e lucidatura. Manoscritto, timbrato, 1 c./2 pp.

17. Distinta prezzi per la merce esposta alla Triennale di Milano. Dattiloscritto, 2 cc./8 pp.

18. Scheda di partecipazione della ditta Ferrotaie alla V Triennale di Milano. Dattiloscritto ciclostilato con integrazioni dattiloscritte, 2 cc./2 pp.

19. Luminator italiano, Milano […]. Supplemento al catalogo. Pieghevole stampato, 1 pz.

20. Safai, s.a. per la fabbricazione arredamenti ingressi […], Milano. Materiali pubblicitari. Stampato, 1 c.

PARAGRAFI

Archivio Piero Bottoni

DAStU - Politecnico di Milano

Campus Bovisa
Via Giuseppe Candiani, 72
20158 Milano

t +39 02 2399 5827

archivio-bottoni-dastu@polimi.it