op. 27-1 – Arredamento di casa Balducci a Milano, 1929

opera 27-1

Arredamento di casa Balducci a Milano, 1929

Scheda storico-critica

Mentre in qualità di progettista e direttore di cantiere lavora per l’impresa di costruzioni Fadini, alle cui dipendenze rimane dal febbraio 1929 al settembre 1930, Bottoni, oltre a eseguire disegni di facciata per conto di professionisti ingegneri e partecipare a qualche concorso, esplica saltuariamente una autonoma attività di progettista nel campo degli arredamenti di abitazioni private; un’attività destinata a una brusca espansione nel 1932 e a costituire la sua occupazione prevalente nel biennio successivo, quando alle difficoltà di avvio dello studio professionale si aggiungerà il blocco delle costruzioni prodotto dalla crisi economica. La fortuna del giovane architetto in questo campo è legata all’accoglienza favorevole riservata alle sue prime sorprendenti realizzazioni. La loro ricchezza creativa è presto avvertita dalle riviste specializzate e non sfugge nemmeno alla sensibilità di una Rosa (Giolli Menni) o di una Mary (Tibaldi Chiesa) che dalle pagine delle riviste femminili e talvolta dei quotidiani educano leve di signorine e di giovani spose del ceto medio al nuovo gusto, tentando di dare risposte non banali ai cambiamenti che anche in Italia si vanno imponendo nel lavoro domestico e nell’organizzazione degli spazi della casa. L’attenzione a questo universo in movimento e la parallela frequentazione delle esperienze artistiche e architettoniche europee – testimoniata fra l’altro dalla rubrica Rivista delle riviste che egli tiene su «Rassegna di architettura» – consentono a Bottoni di tradurre la sua interiore forza spirituale in esiti capaci di interpretare e far emergere nuovi stili di vita. Dovendo lavorare all’interno di strutture edilizie già definite, e poco o per nulla modificabili, egli compie due operazioni: da un lato rivoluziona, ove possibile, spazi e destinazioni; dall’altro trasforma radicalmente i tipi consolidati per ottenere dai mobili la massima funzionalità assieme a nuove potenzialità di senso. L’arredamento realizzato per l’amico Balducci ha al riguardo l’esemplarità del piccolo capolavoro, superato nel suo genere forse solo dall’arredamento ferrarese per casa Contini. Le novità sono annunciate dalla denominazione che assume una stanza dell’appartamento da scapolo: «camera d’armadi, libreria e bar». La polifunzionalità della stanza si regge soprattutto sulla presenza di un mobile angolare che a buon diritto può essere detto «omnibus», essendo «pronto a tutti gli usi. Armadio per biancheria e per abiti; armadietto per giacche e cappelli; specchio per toilette; libreria; bar» (R. Giolli Menni, 1935). La disposizione angolare della lampada, la forma e l’orientamento del tavolo, la dislocazione di altri due piccoli armadi libreria, che gli fanno da complemento: tutto ciò accentua la posizione di fulcro dell’angolo occupato dal mobile omnibus; angolo che tuttavia si sottrae a una identificazione precisa dissolvendosi nella prosecuzione delle linee dei due specchi perpendicolari e simmetrici. Questa inafferrabilità è un segnale dei segreti e della doppia natura che, Camera d’armadi, libreria e bar sotto la sua compostezza, il mobile nasconde: quella più banale di armadio, dissimulata dal coronamento a libreria, e quella di mobile-bar pronto a sorprendere l’ospite con i suoi sette cassetti, laccati in rosso-arancione sfumato dal basso all’alto, e la vetrinetta illuminata con un fondo di vetro dipinto, opera dello stesso Bottoni. Così la stanza, da luogo ordinariamente destinato allo studio, assume un’aria conviviale nell’orbita del mobile-bar, che attorno a sé può ricomporre all’improvviso un nuovo equilibrio di colori, luci e forme. Come è frequente in Bottoni, alla reinvenzione tipologica del mobile si accompagnano inediti accostamenti di materiali e di colori: il legno laccato in grigio-verde, grigio-viola e nero è affiancato nei mobili contenitori dal linoleum nero, dai cristalli e dall’alpacca; analogamente nel tavolo smontabile il legno del piano dello stesso colore degli altri mobili fa da contrasto con il metallo bianco e l’ottone nichelato della parte inferiore. Il tutto si risolve in «una felice ricchezza di possibilità» (A. Bonfiglioli 1930, p. 26) cui concorre, a favorire l’accordo complessivo, il giallo chiaro delle pareti e il viola del tappeto. La rivoluzione tipologica è estesa a tutti gli altri mobili della casa: il tavolino d’anticamera rosso pompeiano e nero si innalza in una sua parte a scaffale; poco più in là la psiche si trasforma in toilette. Ma gli esiti più convincenti sono raggiunti nell’ attaccapanni «a cactus» (con la piantana in noce lucidato verde oliva, i bracci in ottone nichelato e il piede in metallo bianco) e nel «mobile per piante grasse e fiori». In quest’ultimo, le luci dall’alto e dal basso, i colori (nel grigio-verde, grigio-viola e nero del legno sono incastonati il rosso, l’arancione, il giallo e il bianco dei vetri laccati che fanno da divisori verticali e orizzontali) e infine le linee rette in metallo nichelato, che inquadrano le silhouette irregolari delle piante, compongono con queste un insieme surreale che pesca a larghe mani nel patrimonio delle avanguardie. Ma tra il cactus meccanico e l’insinuarsi della natura viva negli spartiti alla Mondrian corre un’ironia tutta bottoniana.

Giancarlo Consonni

In G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di) Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 164-165.

Bibliografia

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Architetto Piero Bottoni. Mobili in casa R. B. in Milano, in «Rassegna di Architettura», a. II, n. 3, marzo 1930, pp. 106-107.Mobili d’oggi, in «Domus», a. III, n. 28, aprile 1930, p. 58.

M. A. [Albini], La casa moderna: cucine e guardarobe, in «Casa e lavoro», a. III, n. 1, gennaio 1931, pp. 6-9.

R. Lavagnino, La casa all’Esposizione di Architettura razionale a Roma, in «Casa e lavoro», a. III, n. 5, maggio 1933, pp.133-138, in part. 137-138.

M. Tibaldi Chiesa, La casa nuova, in «Moda», a. IV, n. 5, maggio 1932, pp. 35-36.Idem, Il mobilio moderno in albergo, in «L’Albergo in Italia», a. VIII, n. 10, ottobre 1932, pp. 542-545.

Mobili moderni, in «Moda», a. V, n. 3, marzo 1933, pp. 40-41.

R. Giolli Menni, La casa di una donna sola, in «Eva», a. I, n. 1, 15-4-1933, p. 10.

Mobili moderni in «Moda», a. VI, n. 5, maggio 1934, pp. 78-79.

Mobili moderni, ivi, a. VI, n. 6, giugno 1934, pp. 50.51.

Rosa [Giolli Menni], Mobili a più usi, in «Eva», a. IV, n. 15, 11-4-1935, p. 10.

R.G.M. [idem], Psiche per camere da letto, ivi, a. III, n. 24, 15.6.1935, p. 11.

I. de Guttry, M. P. Maino, Il mobile déco italiano. 1920-1940, Laterza, Bari 1988, pp. 94-99.

G. C. [Consonni], Arredamento di casa Balducci a Milano, 1929, in G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 164-165.

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