Negli stessi anni in cui viene progettato il portadolci Bottoni studia altri cinque oggetti. Identica è la grafia dei disegni e le soluzioni formali appaiono tutte variazioni oscillanti tra due poli: da un lato la sinuosità figurativa dei vasi di marmo e dall’altro il geometrismo astratto del portadolci. Inoltre, omogeneo al portadolci è il principio strutturale che li sorregge. I contenitori con il coperchio, i vasi con il vassoio, la brocca con il bicchiere inserito sono egualmente concepiti come composizioni di elementi utilizzabili anche separatamente, con funzioni diverse, in un gioco divertente di incastri che prelude a quello più complesso di tanti mobili di Bottoni. Nel 1930 Bottoni progetta un nuovo oggetto che è anche l’unico a essere realizzato fra quelli di questo periodo. E un portacenere presentato al concorso bandito dall’amministrazione dei Monopoli di Stato e che la giuria, composta tra gli altri da A. Alpago Novello e da G. Ponti, sceglie fra i tre migliori, anche se poi non sarà quello di Bottoni a risultare vincitore del primo premio. Questo modello, secondo la descrizione dello stesso Bottoni (in APB, Documenti), «è in alpacca, inossidabile, tornita in lastra saldata elettricamente, polita all’esterno e sabbiata internamente. La traversina che fa da perno, il marchio inciso, sono in similoro […] per la sua sovrapponibilità […] occupa in molti pezzi il posto di uno solo. Può essere lasciato esposto come un elemento decorativo a elementi sovrapposti […] è irrovesciabile [e] facilmente pulibile data la roteazione del perno». Di questo portacenere non si conosce però la versione definitiva. Esiste solo un disegno, il n. 1169, che potrebbe rappresentare una soluzione intermedia.

Graziella Tonon

In G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di) Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, p. 158.

G. T. [Tonon], Portacenere e studi di altri oggetti, 1928-30, in G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, p. 158.