Piero Bottoni
Nasce nel 1903 a Milano dove si laurea in architettura nel 1926. Di formazione complessa (Brera e Politecnico), coltiva vasti interessi progettuali – architettura, urbanistica, restauro, allestimento, design e arredamento – in un intenso rapporto con le altre arti.
È tra i protagonisti del Razionalismo, come della sua revisione critica. Dal 1929 al 1949 è delegato italiano ai Congressi Internazionali di Architettura Moderna; nel 1933 prende parte alla redazione della Carta di Atene, il manifesto dell’urbanistica razionalista. Nello stesso anno è tra i promotori della rivista “Quadrante”. Dopo la guerra è membro della direzione di “Metron” ed è tra i fondatori del Movimento Studi Architettura. Dal 1949 al 1956 fa parte del comitato direttivo di “Urbanistica”. Nel 1945-46 è consultore nazionale della Camera dei deputati e dal 1956 al 1964 consigliere comunale a Milano. Già assistente di Giovanni Muzio al Politecnico di Milano – da cui era stato allontanato per motivi politici nel 1927 e nel 1937 -, solo nel 1951 può tenervi un corso di Urbanistica come libero docente. Vi tornerà nel 1964 come incaricato di Allestimento e museografia. Nel frattempo, dal 1954 al 1965, insegna Tecnica urbanistica alla facoltà di Ingegneria di Trieste. Dal 1967 è ordinario di Urbanistica al Politecnico di Milano fino al 1971, quando viene sospeso, con tutto il Consiglio della facoltà di Architettura, dal ministro Misasi, contrario alla sperimentazione didattica. Oltre a molti arredamenti e oggetti di design, realizza importanti architetture, prima del 1945, a Milano, Livorno, Reggio Emilia, Imola, Napoli, Bologna, Lecco, Massa e Valera Fratta e, dopo la guerra, a Milano, Sesto Calende, Storo, Ferrara, Bologna, Capri e Sesto S. Giovanni. Tra le due guerre partecipa a numerosi concorsi di urbanistica e disegno urbano riguardanti Genova, Verona, Milano, Piacenza, Como, Bologna e Roma. È tra gli autori di due piani che hanno segnato la storia dell’urbanistica italiana: il Piano della Valle d’Aosta, promosso da Adriano Olivetti nel 1936, e il Piano A.R.(Architetti Riuniti) del 1944-45. Nel dopoguerra, come Commissario Straordinario della Triennale, promuove e progetta il Quartiere sperimentale QT8 (v. il racconto di Graziella Tonon sul QT8 e il racconto di Giancarlo Consonni sul Monte Stella). Altri progetti urbanistici interessano, oltre a Milano, Vignola, Modena, Mantova, S. Gimignano, Brescia, Sesto San Giovanni, Siena, Breuil, Ferrara, Marina di Pisa, Verbania e San Remo. Muore nel 1973 senza aver potuto riprendere l’insegnamento.
Indice
Biografia
Piero Bottoni nasce a Milano l’11 luglio 1903. È secondo di tre figli, Maria è la primogenita, Ettore il fratello minore.
Il padre Vincenzo, originario di Massalengo di Lodi, proviene da una famiglia benestante e molto religiosa di agricoltori e possidenti terrieri. Esercita la professione di medico condotto a Milano. Muore quando Bottoni ha cinque anni. La madre, Carolina Levi, è di Livorno. Insegnante di lettere, proviene da una famiglia di professionisti liberali che ha dato patrioti al Risorgimento. Rifiuterà il giuramento di fede a Mussolini e per questo sarà costretta a lasciare l’insegnamento. Di origine ebrea, non praticante, è donna di elevata rettitudine morale che avrà una grande influenza su Bottoni. Durante la prima guerra mondiale presta la sua opera come crocerossina e Piero, allora giovanissimo studente e boy-scout, l’aiuta.
Finita la guerra, Bottoni frequenta il liceo classico Berchet di Milano, dove ha come insegnate Ugo Guido Mondolfo. Con i compagni di scuola Vittorio Albasini Scrosati, Lelio Basso, Mariuccia Caldara, Mario Damiani, Leopoldo Gasparotto, Antonello Gerbi, Mario Pugliese, Lia Schiavi e Carlo Vitale costituisce l’Accademia dei Pazzi liberi.
Conseguita la maturità, nel 1921 si iscrive alla Scuola degli architetti civili del Politecnico di Milano, in quel periodo frequentata, tra gli altri, anche da Figini, Pollini, Rava e Terragni, a cui si aggiungeranno i più giovani Albini, Palanti e Pica, iscritti nel 1924. Consegue la laurea il 20 agosto 1926, lo stesso anno in cui si laureano Luigi Figini e Giuseppe Terragni. Nel febbraio aveva ottenuto il diploma di professore di disegno architettonico all’Accademia di belle arti di Milano.
Partecipa, neolaureato, al suo primo concorso di architettura per un ingresso monumentale alla Fiera di Milano. Nel 1927 sostiene l’esame di stato presso la Scuola superiore di architettura di Roma. Trova impieghi saltuari come disegnatore prima nello studio di Piero Portaluppi e Marco Semenza e poi in quello di Angelo Albertini; le occasioni sono fornite rispettivamente dal concorso per il piano regolatore di Milano e da quello per il piano di Brescia.
I rapporti tra l’architettura e le altre arti e in particolare il tema del colore costituiscono uno degli argomenti principali della sua riflessione di questi anni. Con Antonello Gerbi, lo studioso divenuto poi noto in particolare per i suoi studi di storia americana, scrive per la rivista «Il Convegno» un articolo su Cinema, mode e speranze. Anche successivamente si interesserà del cinema d’avanguardia; nel 1936 arriverà a presentare alla Mostra internazionale di cinematografia di Como una proposta per pellicole speciali con effetti surreali (ottenibili dalla sovraimpressione di un negativo e di un positivo). Sempre nel 1927 espone i sei acquarelli Cromatismi architettonici alla III Mostra internazionale delle arti decorative di Monza. Da allora parteciperà a tutte le Triennali milanesi fino all’undicesima edizione (1957) e saltuariamente alle successive. In occasione della mostra monzese conosce Siegfried Giedion. Nel gennaio 1928, Le Corbusier gli scrive commentando positivamente le ricerche sul colore in architettura. I Cromatismi gli offrono l’opportunità di contatti con altri protagonisti della nuova architettura e delle avanguardie artistiche; per quanto riguarda l’Italia gli apprezzamenti verranno soprattutto dagli ambienti del Futurismo. Gli acquarelli sono nuovamente presentati a Roma alla prima Esposizione italiana di architettura razionale. Partecipa anche alla XVI Esposizione internazionale d’arte di Venezia con un piccolo disegno dal titolo Morte meccanica: le masse. Nello stesso anno il suo progetto per una fontana in piazza della Scala risulta tra i vincitori del concorso. Sempre nel 1928 diventa vicesegretario dell’Associazione tra i cultori di architettura di Milano. In attesa di poter aprire lo studio professionale, viene assunto dalla Società anonima costruzioni di Milano quale disegnatore addetto all’ufficio tecnico e ai cantieri.
Nel 1929, in uno studio situato in corso Roma (ora corso di Porta Romana), ha inizio la sua attività di libero professionista. Nel contempo presta collaborazioni tecniche nella Società di costruzioni dell’ingegner L. Fadini fino al settembre dell’anno successivo. Mentre intrattiene rapporti epistolari con Alberto Sartoris, in particolare in merito alla standardizzazione edilizia, entra nel Cirpac (Comitato internazionale per la risoluzione dei problemi dell’architettura contemporanea) e fonda insieme ad altri architetti il gruppo italiano dei Ciam (Congressi internazionali di architettura moderna). Dopo il Congresso di Francoforte, cui partecipa a titolo personale, viene eletto, con Gino Pollini, delegato italiano ai Ciam, carica che conserverà fino al 1949. Diverse iniziative promosse dai due delegati favoriranno l’apertura degli ambienti italiani alla cultura architettonica e urbanistica europea. La fitta corrispondenza dimostra inoltre l’ampiezza dei contatti personali intrattenuti con qualificati architetti di vari paesi. Fino al maggio del 1930 collabora a «Rassegna di Architettura», per la quale, oltre a curare la rubrica Rivista delle riviste, si occupa dei servizi sulle nuove tendenze.
Il 1929 e il 1930 sono gli anni in cui Bottoni realizza i primi lavori nel campo dell’arredamento. I committenti sono amici di famiglia, ma presto diverse altre persone si rivolgeranno a lui. I suoi mobili incontrano il favore della critica e conoscono un notevole successo anche sulle pagine delle riviste femminili. In questi anni, e per tutti gli anni Trenta, la parte decisamente preponderante della sua clientela appartiene ad ambienti ebraici; un significativo gruppo di committenti è costituito da dirigenti della Banca Commerciale Italiana. Nel 1930, a seguito della felice esperienza compiuta con la realizzazione della Cucina nella casa elettrica alla IV Triennale di Monza, progetta altri mobili per la produzione di serie che sottopone ad alcune case produttrici, ma con scarso successo.
Nello stesso anno è fra i fondatori del gruppo milanese del Miar (Movimento italiano per l’architettura razionale). In tale veste, con Pollini, sollecita il podestà di Milano a promuovere una revisione del regolamento edilizio sulla base dei criteri appena stabiliti dal Ciam di Bruxelles circa il lottizzamento razionale. Ottiene il terzo premio al concorso per il Piano regolatore del centro di Genova con un progetto redatto assieme a Enrico A. Griffini e Mario Pucci. Mentre la collaborazione professionale con Griffini (a cui Bottoni rimarrà legato da vincoli di amicizia) si esaurirà nel 1933, quella con Pucci è destinata a intensificarsi fino a dar vita nel 1935 a uno studio professionale comune, con sede in via Rugabella, che opererà per oltre un quindicennio nel campo dell’urbanistica e dell’architettura.
Nel marzo 1931, Bottoni e Libera allestiscono alla Galleria d’arte moderna di Roma la Seconda esposizione italiana di architettura razionale. Nello stesso periodo Bottoni organizza con Pollini l’arrivo alla Permanente di Milano della Mostra sulla casa minima promossa nel 1929 dal Ciam di Francoforte. In occasione poi del trasferimento alla Permanente della Esposizione del Miar, con Figini e Pollini cura alla Galleria del Milione la Polemica sull’Architettura Razionale, una serie di pannelli in cui sono raccolti e commentati gli articoli più significativi apparsi sull’argomento. Dalla fine di maggio risiede a Obursel am Taunus presso Francoforte, ospite del professor Selk, dirigente della I.G. Farben Industrie. Il soggiorno gli consente di approfondire la conoscenza dell’esperienza tedesca. Visita anche Berlino. Nel settembre pone fine al soggiorno tedesco e si trasferisce a Parigi, dove lavora saltuariamente presso studi di architetti. Contemporaneamente propone suoi progetti di mobili a diverse ditte. La Thonet France accetta di realizzare due modelli (a partire da prototipi realizzati in Italia): una Poltrona a doppio molleggio e un Attaccapanni ‘a cactus’ che espone nel suo salone di Parigi. Conosce a fondo il mondo professionale e culturale dell’architettura parigina. In casa di P. Jeanneret ha un primo incontro con Le Corbusier. Lascia Parigi ai primi di febbraio dell’anno seguente.
Nel 1932, in collaborazione con altri, vince il primo premio ex aequo al concorso nazionale per il Piano regolatore di Verona.
È invitato, insieme a tutto il gruppo italiano dei Ciam, all’Exposition de l’Union des artistes modernes al Pavillon de Marsan di Parigi.
Per iniziativa sua e di Pollini viene esposta in Italia, prima a Milano alla fine del 1932, poi a Bologna all’inizio del 1933 la Mostra sui sistemi di lottizzamento razionale promossa dal III Ciam (Bruxelles, 1930). In entrambe le città Bottoni tiene delle conferenze per illustrare i contenuti della mostra e i risultati dei Ciam. Risalgono a quel periodo i rapporti con l’ambiente professionale bolognese, da cui nasceranno negli anni successivi strette collaborazioni in occasione di importanti concorsi di architettura e di urbanistica. Tra i suoi interlocutori spiccano i nomi di Alberto Legnani, Gian Luigi Giordani e Nino Bertocchi.
Nel 1933 ottiene, con un progetto firmato anche da P. Berzolla, L. Carmignani e M. Pucci, il primo premio ex aequo al concorso per il Piano regolatore di Piacenza. Al IV Ciam, sul Patris II, la nave che conduce i congressisti ad Atene, illustra le analisi urbane del gruppo italiano relative a Genova, Verona, Littoria e Roma.
Alla V Triennale di Milano realizza opere dimostrative nel campo della casa popolare (con E.A. Griffini) e delle case per vacanza (con E. Faludi ed E. A. Griffini), giudicate molto positivamente da Giedion. Per la stessa manifestazione organizza con Pollini la Mostra sulle opere degli esponenti del Cirpac. È fra i fondatori di «Quadrante», la rivista diretta da Pier Maria Bardi e Massimo Bontempelli, che intende perseguire la linea di un razionalismo «intransigente» contro ogni forma di manierismo modernista.
Nel 1934, con il gruppo di otto architetti comaschi e milanesi raccolto per l’occasione sotto la sigla CM8, vince il primo premio al concorso per il Piano regolatore di Como. Con A. Legnani e M. Pucci, Bottoni ottiene il primo premio anche al concorso per la Nuova Fiera di Bologna.
In occasione di una conferenza tenuta il 19 giugno 1934 al Circolo filologico milanese Le Corbusier dona a Bottoni sei grandi disegni eseguiti con gessi colorati durante la conferenza. È da questo anno che si sostanzia una discreta attività da professionista in campo edilizio; fino a questo momento, dal punto di vista strettamente professionale, Bottoni si era dedicato prevalentemente all’arredamento di appartamenti e al disegno di mobili singoli, anche per l’oggettiva mancanza di occasioni alternative.
Nell’anno accademico 1934-35 collabora come assistente volontario al corso di architettura tenuto al Politecnico di Milano da Enrico A. Griffini.
Nel 1935 partecipa all’Esposizione universale e internazionale di Bruxelles.
Fra le opere realizzate negli anni centrali del decennio predominano le ville e le case con appartamenti, inaugurate da prove felici quali villa Dello Strologo a Livorno, villa Davoli a Reggio Emilia e la casa di via Mercadante a Milano. Di grande rilevanza sono i lavori degli anni successivi nel campo del recupero edilizio: opere come villa Muggia a Imola, casa Bedarida a Livorno, il negozio e gli uffici Olivetti a Napoli contengono anche una lezione di metodo inedita per l’esperienza razionalista.
Nonostante i riconoscimenti conseguiti nei concorsi di urbanistica e di disegno urbano, Bottoni non ottiene incarichi in questo campo. Ciò non gli impedisce di dedicare notevoli energie a questi temi promuovendo la formazione di qualificati gruppi di progettazione.
Nel 1936 insieme a M. Mazzocchi e M. Leonarduzzi cura la Mostra della casa popolare al Convegno lombardo per la casa popolare. Nell’occasione proietta il film da lui realizzato a scopo dimostrativo tre anni prima alla V Triennale di Milano e intitolato Una giornata nella casa popolare (la casa progettata con Griffini e costruita nel Parco).
Con M. Pucci vince il primo premio al Concorso per il nuovo municipio di Spilamberto. Con F. Natoli e M. Pucci cura la Mostra dell’urbanistica alla VI Triennale di Milano, delineando una delle prime sistematizzazioni divulgative della disciplina elaborate in Italia.
L’incontro con Adriano Olivetti e l’esperienza progettuale condotta nell’ambito del Piano regolatore della Valle d’Aosta assumono il carattere di pietra miliare: questa esperienza spingerà infatti Bottoni a perseguire con maggiore decisione la ridefinizione dello statuto disciplinare dell’urbanistica in direzione dell’interesse sociale collettivo.
In qualità di assistente volontario di Giovanni Muzio (allora incaricato di Urbanistica alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano), negli anni accademici 1936-37 e 1937-38 svolge un corso complementare sui Problemi urbanistici di Milano.
Nel 1937, al I Congresso nazionale di urbanistica che si tiene a Roma, svolge una relazione sulla Zonizzazione e sul regolamento edilizio per gli edifici speciali che contiene importanti indicazioni urbanistiche. Collabora ai lavori della Commissione per lo studio del nuovo Regolamento edilizio di Milano.
Nello stesso anno gli viene assegnato un diploma di medaglia d’oro all’Exposition internationale des arts et des techniques di Parigi.
Illustra al V Ciam a Parigi il piano regolatore della Valle d’Aosta. Vince, con un progetto di gruppo, il primo premio ex aequo al concorso per la Sistemazione di via Roma a Bologna. Ai dodici componenti dei tre gruppi vincitori verrà affidato l’incarico di elaborare il piano definitivo sotto la supervisione di Marcello Piacentini. Questo primo coinvolgimento di Bottoni in un lavoro commissionato da un ente pubblico non darà però luogo a realizzazioni pratiche, come in generale si verificherà per i progetti urbanistici del periodo fascista.
Nel 1938 esce presso l’editore Hoepli il suo libro Urbanistica, uno dei primi manuali di urbanistica moderna. In collaborazione con P. Lingeri, G. Mucchi, M. Pucci e G. Terragni, ottiene il secondo premio ex aequo al concorso per la nuova Fiera di Milano. Nonostante questo e altri riconoscimenti, l’attività professionale segna il passo, tanto che Bottoni prende in considerazione la possibilità di emigrare. Si rivolge all’architetto Stamo Papadaki, da tempo trasferitosi da Atene a New York (dove è impegnato nella redazione della rivista «Plus»), ma questi gli prospetta le difficoltà a cui sarebbe andato incontro, tracciando un quadro poco confortante della condizione degli architetti immigrati negli Usa in quegli anni.
Nel 1939 Bottoni e Pucci pubblicano Il problema delle abitazioni operaie nella Provincia di Milano e proposte per la creazione di borgate semirurali, una ricerca commissionata dal presidente della Provincia, Franco Marinotti, che Giuseppe Pagano presenterà l’anno seguente su «Costruzioni-Casabella» sottolineandone l’importanza. Alla base dei progetti di borgate dislocate nell’hinterland milanese vi è una delle più lucide inchieste sulle condizioni abitative della periferia metropolitana e una delle prime interpretazioni strutturali del modello di sviluppo della metropoli milanese. Questa esperienza fondativa troverà espressione matura nelle analisi e nelle proposte del Piano A.R. del 1944-45. Nonostante per alcune delle borgate vengano elaborati progetti esecutivi, la guerra ne impedirà la realizzazione.
Verranno invece eseguite tre importanti opere di architettura che impegnano notevolmente Bottoni e Pucci prima e durante la guerra: il Circolo ippico a Bologna (1939), la fabbrica Olivetti Synthesis a Massa (1942) e l’Edificio polifunzionale Infail a Lecco (1943). Non meno significative sono opere solo in apparenza minori, come gli Edifici rustici per la cascina Canova a Valera Fratta (1943-45, con G. Mucchi e M. Pucci).
Nel 1940 il fecondo rapporto con Giuseppe Gorla, figura che si distacca nettamente dal quadro dei funzionari del regime (a lui si deve l’approvazione delle Legge urbanistica del 1942), offre a Bottoni e a diversi altri architetti razionalisti l’occasione per elaborare una proposta organica per la soluzione del problema della casa nel capoluogo lombardo: il progetto di Quattro città satelliti attorno a Milano.
Nel 1941, a gennaio, sposa la scultrice polacca Stella Sas Korczynska (Stella sarà il nome attribuito al monte del QT8 dopo la morte della moglie avvenuta nel 1956). Quello stesso anno muore la madre a cui Bottoni era profondamente legato. Sempre nel 1941 ha inizio la sua collaborazione con la rivista «Stile» diretta da Gio Ponti, per la quale cura la rubrica L’architettura sociale cioè l’architettura; si dimetterà però ben presto perché in disaccordo con gli orientamenti della rivista. Partecipa con progetti di mobili all’esperienza di Ar-Ar (Architetti Arredatori), società che si proponeva di creare e portare a contatto del grande pubblico mobili e arredamenti ispirati ai principi razionalisti.
Nel 1942 viene chiamato a far parte dalla Commissione nazionale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. Nello stesso anno contribuisce alla definizione del programma e dello statuto della Società Cantieri, nel cui comitato tecnico è chiamato a far parte assieme a C. e M. Mazzocchi, a M. Pucci, a C. Ragazzi e a P. Valtolina. La Società si propone come impresa di servizi nel campo della promozione e della gestione completa di iniziative edilizie e come centro studi sia nell’ambito dell’organizzazione dell’attività di progettazione sia in quello dell’unificazione e della standardizzazione edilizia. Dopo un promettente inizio, le vicende belliche porteranno alla crisi e quindi alla messa in liquidazione della Società.
Nel 1944 Bottoni, che ha evitato la partecipazione alla guerra perché dispensato nel 1923 dal servizio militare, si iscrive al Partito comunista. Nello stesso anno la sorella Maria, divenuta durante la guerra segretaria di Ferruccio Parri, viene arrestata e internata nel campo di concentramento di Ravensbrük, da cui riuscirà poi a salvarsi.
A settembre Bottoni entra nel Comitato di liberazione nazionale degli architetti. Con altri esponenti del razionalismo milanese, fra cui Albini, Gardella, Mucchi e i Bbpr, nel 1944-45 elabora il Piano A.R. per Milano e la Lombardia. Il piano anticipa il dibattito sugli sviluppi di Milano nella ricostruzione e sollecita altri contributi che poi sfoceranno in una mostra e in un convegno all’inizio del 1946. Sempre nel 1944, Bottoni studia il progetto di statuto per una rinnovata associazione di categoria professionale e collabora a «Costruire. Bollettino antifascista di studio e informazioni».
Nel 1945, a febbraio, pubblica presso l’editore Görlich La casa a chi lavora, un opuscolo in cui perfeziona la proposta già avanzata nel 1941 di un’«assicurazione sociale per la casa» (che sarò poi ripresa nel Piano Ina-Casa, 1949-63).
L’11 maggio del 1945 il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia lo nomina Commissario straordinario della Triennale di Milano. Si creano così le condizioni per la rifondazione della Triennale che Bottoni vuole dedicata al tema unico della casa, da svolgere realmente, edificando un Quartiere Ottava Triennale (QT8) destinato a diventare nel corso degli anni il più significativo quartiere moderno della città. Quando la carica di commissario cesserà nel 1949, Bottoni sarà nominato nel Consiglio di amministrazione della Triennale (cui apparterrà fino al 1957) con la qualifica speciale di delegato per il QT8.
Nell’agosto del 1945 il sottosegretario alle Belle Arti, Carlo Ludovico Ragghianti, chiede a Bottoni di presiedere la Commissione milanese per la revisione e l’unificazione della legislazione urbanistica. Nel settembre è designato nella Consulta nazionale in rappresentanza della categoria professionale architetti e ingegneri; oltre a presiedere la commissione milanese, in qualità di consultore partecipa ai lavori della commissione Ricostruzione, lavori pubblici e comunicazioni. La sua presenza nella Consulta avrà un’importanza non secondaria nella riuscita dell’iniziativa relativa al QT8.
Contemporaneamente la Giunta municipale di Milano lo nomina membro della nuova Commissione consultiva del piano regolatore. Fa parte del Comitato organizzatore ed è relatore al I Convegno nazionale per la ricostruzione edilizia che si tiene a Milano nel mese di dicembre. È tra i fondatori dell’Msa (Movimento studi per l’architettura).
Nel 1946, dopo aver contribuito ai lavori del Convegno per lo studio delle direttive per il nuovo piano regolatore di Milano, del cui comitato di presidenza fa parte con C. Chiodi e L. Dodi, entra nella Commissione centrale per la redazione del piano.
È membro del Comitato direttivo della rivista “Metron”, ruolo che terrà fino al 1954.
Nel 1947 redige la Relazione illustrativa del piano regolatore della città di Milano, pubblicata dal Comune. All’Exposition internationale de l’urbanisme et de l’habitation di Parigi, organizzata dal Ministère de la reconstruction et de l’urbanisme, gli viene assegnato il diploma di gran premio.
Nel 1948 il team di architetti denominato «Gruppo Ciam», di cui fa parte, ottiene uno dei tre premi ex aequo al concorso per il Centro direzionale di Milano.
In quest’anno e nel successivo Bottoni viene invitato da associazioni culturali e professionali a tenere conferenze in Svezia e in Polonia sull’esperienza urbanistica ed edilizia in corso al QT8.
Nel 1949 è nominato accademico di merito nella classe Architettura dell’Accademia linguistica di belle arti di Genova, allora presieduta da Mario Labò.
Dal 1949 al 1956 fa parte del Comitato direttivo della rivista «Urbanistica». È fra gli organizzatori del VII Ciam tenuto a Bergamo. Dalla fine degli anni Quaranta a tutti gli anni Cinquanta l’impegno progettuale prevalente è nel campo dell’edilizia economico-popolare dove Bottoni può mettere a frutto la notevole esperienza accumulata in vent’anni di sperimentazioni. Tra le realizzazioni più significative per l’Ina-casa si segnalano le case a Sesto Calende (1950-53), con M. Morini e C. Villa e le case al quartiere Comasina a Milano (1956-57), con P. Lingeri.
Tra le altre opere degli anni Cinquanta si distinguono le realizzazioni milanesi dell’edificio polifunzionale in corso Buenos Aires (1946-1951), con M. Pucci e G. Ulrich e il palazzo Ina in corso Sempione (1953-1958).
Nel 1950 termina la collaborazione di Pucci nello studio professionale. La ragione dell’interruzione del sodalizio è probabilmente da far risalire ai molti impegni politici di Pucci, diviso tra i compiti di assessore all’Urbanistica a Modena e quelli di senatore della repubblica eletto nelle liste del Partito comunista. Nel 1951 Bottoni consegue la libera docenza in Urbanistica. Diviene membro della Société européenne de culture e della Société belge des urbanistes et architectes modernistes. È nominato inoltre nel Comitato nazionale per la documentazione edilizia presso il ministero dei Lavori pubblici.
Nel 1952 partecipa alla scuola estiva del Ciam a Venezia. Nello stesso anno tiene un ciclo di lezioni su «Urbanistica e igiene» nel corso di perfezionamento per medici igienisti provinciali all’Istituto di igiene dell’Università degli studi di Milano. Il ciclo verrà ripetuto ogni anno dal 1954 al 1964.
Nel 1952-53, in qualità di libero docente, svolge alla Facoltà di Architettura di Milano una serie di lezioni dal titolo Inchiesta e critica sulla città di Milano, che verranno riprese fino all’anno accademico 1955-56. Anche in questo caso, come già negli anni Trenta, a offrirgli la possibilità di svolgere attività didattica al Politecnico di Milano è Giovanni Muzio.
Nel 1953 il comune di Milano pubblica la Relazione tecnica illustrativa del progetto di nuovo Piano Regolatore Generale della Città di Milano, ancora redatta da Bottoni (è adottata dal Consiglio comunale insieme al piano nel luglio 1950). Il Comune di Milano gli assegna il Diploma di cittadino benemerito. È di questo anno la sua proposta di «Triennalizzare l’Italia e popolarizzare la Triennale», che riprende uno spunto del 1949, cioè far sì che la gente nella città dove abita riconosca cosa è un prodotto “Triennale”, fra i molti, di diverso valore, realizzati da architetti e artisti.
Tra il 1953 e il 1964 Bottoni è impegnato a Ferrara in due opere importanti di ristrutturazione e restauro (casa Minerbi e Palazzo Renata di Francia, adattato a sede dell’Università), che confermano la raffinata sensibilità e la competenza sui temi del recupero degli edifici storici di cui aveva già dato prova nella seconda metà degli anni Trenta.
Nel 1954 è chiamato a far parte del Comitato direttivo di «Edilizia popolare», rivista dell’Istituto autonomo case popolari. Alla Scuola milanese per assistenti sociali tiene un ciclo di lezioni dal titolo L’urbanistica come dottrina sociale. Pubblica per l’Editoriale Domus Il quartiere sperimentale della Triennale di Milano QT8 e Antologia di edifici moderni in Milano. Quest’ultimo rimarrà a lungo esempio insuperato di guida italiana di architettura per precisione di contenuti e chiarezza grafica.
Dopo che per anni l’università gli era stata preclusa per la sua non iscrizione al partito fascista (con l’eccezione dei tentativi fatti da Griffini prima e da Muzio poi, che lo avevano chiamato negli anni Trenta a collaborare come assistente volontario), solo nel 1954-55 riceve dall’università un incarico ufficiale. Si tratta dell’insegnamento di Tecnica urbanistica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Trieste, incarico che manterrà fino al 1965.
Nel 1956 è eletto consigliere comunale a Milano nelle file del Partito comunista e anche in questa veste prosegue il suo impegno a favore della città. Rieletto nel 1960, per gli otto anni del suo mandato condurrà un’inflessibile azione di denuncia contro la degenerazione della pratica urbanistica e in generale amministrativa della giunta; nel contempo darà un notevole contributo alla cultura amministrativa milanese sollecitando il Consiglio attraverso continue proposte per il miglioramento della qualità ambientale della città.
Nel 1957 ottiene il premio per la migliore ornamentazione al XV Concorso nazionale della ceramica nel settore riservato agli architetti e agli ingegneri. Nello stesso anno trasferisce lo studio in piazza Erculea. Sotto gli auspici delle accademie di Brera e di Varsavia istituisce una fondazione in memoria della prima moglie Stella allo scopo di concedere borse di studio per viaggi in Italia a giovani artiste polacche.
Nel 1958 si sposa con Giuditta Rossini, da cui avrà due figli, Piero e Stella.
Nel 1959 consegue la libera docenza anche in Composizione architettonica.
Negli anni Sessanta lavora per dar un volto architettonico al centro civico di Sesto San Giovanni realizzando due opere significative, il Palazzo comunale e il Monumento alla Resistenza, nelle quali ha modo di dimostrare ancora una volta le sue doti di architetto e di scultore.
Nel 1961 riceve il premio In-arch dell’Emilia Romagna per il Monumento ossario dei partigiani alla Certosa di Bologna.
Nel 1962 vince il secondo premio al Concorso per il nuovo centro del Breuil.
Con l’anno accademico 1963-64 viene chiamato a insegnare alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. In un primo tempo assume l’incarico di Allestimento e museografia e subito dopo, dal gennaio 1964, quello di Elementi di architettura e rilievo dei monumenti II, che manterrà fino a quando, nell’anno accademico 1965-66, gli verrà attribuito l’insegnamento di Urbanistica.
Nel giugno 1966 il Comune di Milano gli conferisce la medaglia d’oro di benemerenza.
Il 27 agosto 1967 il Comitato permanente del XVI Convegno internazionale artisti, critici e studiosi d’arte, e della XIX Assemblea mondiale dell’Association internationale des critiques d’art, riunito a Rimini, assegna a Bottoni la medaglia d’oro «per lo studio e il rilevamento del centro storico della città di Ferrara al fine della sua protezione integrale».
Nel 1967 gli è assegnata la cattedra di Urbanistica, che ricoprirà senza risparmio di energie fino al momento della ingiusta sospensione decretata dal ministro Misasi nel 1971 contro tutti i professori del Consiglio della Facoltà di Architettura di Milano.
Nel 1968 è premiato al Concorso In-arch per «idee di illuminazione naturale nel nuovo Palazzo comunale di Sesto San Giovanni e nel progetto del Museo d’Arte Moderna di Ferrara».
Nello stesso anno assume la direzione dell’Istituto di Urbanistica della Facoltà di Architettura di Milano.
Nel 1972 alle elezioni viene candidato per la Camera dei deputati nelle liste del Pci, ma non risulta eletto per pochi voti.
All’inizio del 1973, al concorso In-arch per tipologie residenziali, presenta Diritto al cielo. Progetto per una unità d’abitazione. È il suo ultimo lavoro, a cui viene attribuita una menzione speciale.
Bottoni muore poco dopo a Milano, il 9 aprile, senza essere potuto rientrare nella Facoltà di Architettura poiché solo l’anno successivo i professori sospesi saranno reintegrati.
Giancarlo Consonni, Lodovico Meneghetti, Graziella Tonon
Fotografie. Vita di Piero Bottoni
Bibliografia essenziale
Architetture per la città. Il Moderno a Milano nell’Antologia di Piero Bottoni
La Vita Felice, Milano 2014
Bibliografia estesa
a cura di Giancarlo Consonni e Graziella Tonon
1927
- A. Sartoris, L‘exposition internationale des arts décoratifs de Monza, in «Das Werk», a. XIV, n. 9, settembre 1927, pp. XXVII-XXXIII, in part. p. XXXI.
1928
- V. Marchi, Architettura colorica, in «La Fiera Letteraria», a. IV, n. 45, 14 aprile 1928, p. 4.
- A. Neppi, La prima Esposizione Italiana dei «Razionalisti», in «Il raduno degli artisti di tutte le arti: settimanale di battaglia dei sindacati autori, scrittori, musicisti», a. II, n. 14, 7 aprile 1928.
- G. Minnucci, A. Libera, La Prima Esposizione dì Architettura Razionale, in «Modernità», a. I, n. 3, aprile-maggio 1928, pp. 45-56.
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- Quartiere Harrar, in «Architettura cantiere», a. I, n. 12, novembre 1953, pp. 48-53.
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1954
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- A. Ferruzza, Al QT8 il Pincio di Milano. Una collina in un’oasi verde darà respiro alla città soffocata dal cemento, in «Il Popolo» (Roma), 24.6.1954.
- La Triennale, in «Realismo», a. III, n. 24, ottobre 1954, p. 1.
- G. Mucchi, Arrediamoci e partite, ivi, p. 4.
- Frigorifero in ogni alloggio nella casa degli impiegati, in «Corriere della Sera» (Milano), 31.10.1954.
- B. Zevi, Milano razionalista [recensione di P. Bottoni, Antologia di edifici moderni in Milano, Editoriale Domus, Milano 1954], in «Cronache», a. I, n. 26, 9 novembre 1954, pp. 32-33.
- Una guida antologica dell’architettura cittadina [recensione di P. Bottoni, Antologia di edifici moderni in Milano, Editoriale Domus, Milano 1954], in «Corriere della Sera» (Milano), 2.11.1954.
- A. Cederna, Un piano per Siena, in «Il Mondo», a. VI, n. 48, 30 novembre 1954, ora anche in Id., I vandali in casa, Laterza, Bari 1956, pp. 273-281.
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1956
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- Illustrati ieri sera al Consiglio comunale concetti e caratteristiche del nuovo Piano regolatore, in «Gazzetta di Mantova», 28.12.1946.
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1957
- Osservazioni su taluni aspetti del nuovo Piano regolatore, in «Gazzetta di Mantova», 6.1.1957.
- Il Gruppo consigliare comunale D. C., Il Piano regolatore e l’atteggiamento del Gruppo consiliare democristiano, in «Gazzetta di Mantova», 8.1.1957.
- Ha bisogno di tutto il Quartiere modello, in «Corriere della Sera» (Milano), 2.3.1957.
- F. Buzzi Ceriani, V. Gregotti, Contributo alla storia delle Triennali. 2. Dall’VIII Triennale del 1947 alla XI del 1957, in «Casabella Continuità», a. V, n. 216, settembre 1957, pp. 7-12.
- Sul progetto “1G” dei “sessantotto” non sono d’accordo gli uffici comunali, in «Corriere della Sera» (Milano), 1.9.1957.
- A. Pica, Storia della Triennale 1918-1957, Edizioni del Milione, Milano 1957, pp. 71-73 e tav. LXXXVIII.
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1958
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- S. M., Sta sorgendo la Montagna di Milano, in «La Domenica del Corriere», a. LIX, n. 4, 26 gennaio 1958, p. 22.
- Il “QT8” è il quartiere più infelice sorto attorno al centro urbano, in «Il Sole» (Milano), 17-18.2.1958.
1959
- Si discute domani sera al Consiglio comunale la mozione comunista sulla crisi della Giunta, in «l’Unità» (ediz. milanese), 17.2.1959.
- La questione del quartiere gallaratese, in «l’Unità» (ediz. milanese), 24.5.1959.
- Monte Stella al “QT8” si specchierà nel laghetto, in «Corriere della Sera» (Milano), 23.7.1959.
- G. Veronesi, Il palazzo I.N.A. in corso Sempione a Milano, in «L’architettura. Cronache e storia», a. V, n. 49, novembre 1959, pp. 442-451.
- Piero Bottoni 1928-1939, ivi, p. 486.
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1960
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- B. Zevi, Un monumento costruito a cottimo, in «L’Espresso», a. VI, n. 3, 17 gennaio 1960, p. 16.
- La Giunta non utilizzando 20 miliardi ha favorito la speculazione sulle aree, in «l’Unità» (ediz. milanese), 23.2.1960.
- Chiusabella con tre anni di ritardo torna al primitivo schema Bottoni, in «l’Unità» (ediz. milanese), 3.3.1960.
- Approvato in Consiglio comunale il Piano per il “Chiusabella”, in «Avanti!» (ediz. milanese), 3.3.1960.
- E. Ascione, Monumento ai partigiani nella Certosa di Bologna, in «L’architettura. Cronache e storia», a. V, n. 54, aprile 1960, pp. 802-807.
- La costruzione del Monumento ai Partigiani a Bologna, ivi, pp. 856-957.
- Immeuble mixte à Milan, in «L’Architecture d’aujourd’hui», a. XXXI, n. 31, 1960, p. 64.
- Sarebbe nata una nuova microsocietà, in «Il Giorno» (Milano), 8.9.1960.
- Dopo gli equivoci il compromesso, ivi, 14.9.1960.
- er. vi., Europoli non è un’utopia. I pareri del sindaco e degli architetti Bottoni, Muzio e Rogers, in «L’Informatore moderno» (Milano), 25.9.1960.
- Doveva avere una strada vitale. Il piano studiato dai tecnici comunali e dall’architetto Bottoni sopravviverà solo in parte nel compromesso finale, in «Il Giorno» (Milano), 12.9.1960.
1961
- P.L. Flouquet, Le palazzo I.N.A. de Milan, in «La Maison», a. XVII, n. 2, febbraio 1961, pp. 38-42.
- Così il centro civico, in «Sesto città», a. IV, n. 10, 11 marzo 1961, pp. 1-2.
- V. Vercelloni, Rapporto su Milano, in «L’Informatore moderno», a. IV, n. 19, 9 maggio 1961, pp. 1-4.
- V. V. (Vercelloni), Alcuni quartieri di edilizia sovvenzionata a Milano, in «Casabella Continuità», a. XXV, n. 253, luglio 1961, pp. 42-44.
- G. L. Mellini, O. Tognetti, 1866-1961. Griglia per una storia della cultura architettonica a Verona, in «Architetti Verona», a. III, n. 13, luglio-agosto 1961, pp. 13-19.
- Milano è una metropoli, in «L’Informatore moderno» (Milano), 19.11.1961.
1962
- V. Quilici, I mali di Ferrara, in «il Mondo», a. XIV, n. 6, 13 febbraio 1962.
- Il nuovo Piano regolatore farà di Sesto una moderna e avanzata città industriale, in «Sesto città», a. II, n. 29, 21 luglio 1962, pp. 1-2.
- Concorso per la sistemazione planivolumetrica del centro del Breuil, in «L’architettura. Cronache e storia», a. VIII, n. 6, ottobre 1962, pp. 428-429.
- Ecco il monumento alla Resistenza, in «Sesto città», a. II, n. 47, 22 dicembre 1962, p. 1.
1963
- M. De Micheli, Il «racconto» della Resistenza nel monumento di Sesto, in «l’Unità» (ediz. milanese), 20.4.1963.
- Q.T.8: il centrosinistra ha completato l’abbandono, in «l’Unità» (ediz. milanese), 28.4.1963.
- R. De Grada, Nel monumento di Sesto la storia della Resistenza, in «La città di Sesto San Giovanni», a. I, n. 2, giugno 1963, pp. 20-27.
- Per le aree, la Giunta vuole dare a Milano il piano più ristretto d’Italia. Il dibattito sulla 167 in Consiglio comunale, in «l’Unità» (ediz. milanese), 14.6.1963.
- R. Faleppi, Approvato dal Consiglio Comunale il piano per l’acquisizione delle aree fabbricabili, in «Il Nuovo Informatore» (Milano), 27.7.1963.
1964
- Così il centro civico, in «Sesto città», a. IV, n. 10, marzo 1964, pp. 1-2.
- N. Trezzi, Programma economico finanziario per l’attuazione della Legge 167, in «La città di Sesto San Giovanni», a. II, n. 3, luglio 1964, pp. 20-35.
- C.C. (Cavallotti), Bottoni, Piero, Scheda in «Le Muse. Enciclopedia di tutte le arti», n. 38, 11 luglio 1964, pp. 382-383.
- La Sesto di domani a Cascina Gatti, in Sesto San Giovanni oggi, domani, supplemento a «La città di Sesto San Giovanni», a. II, 1964, pp. 52-53.
- M. Cerruti, La nuova Università degli studi di Ferrara nel palazzo Estense di Renata di Francia, in «L’architettura. Cronache e storia», a. X, n. 106, agosto 1964, pp. 248-252.
- A. Pica (a cura di), Architettura moderna in Milano, Ariminum, Milano 1964, pp. 26, 27-28, 35, 49, 55, 63.
1965
- La seconda giornata del convegno sulle nuove realtà territoriali, in «Roma», 6.5.1965.
- Aspetti amministrativi e giuridici delle nuove realtà territoriali, in «Il Mattino» (Napoli), 6.5.1965.
- B. Zevi, La metropolitana come strumento di cultura, in «L’architettura. Cronache e storia», a. XI, n. 6, ottobre 1965, pp. 354-355.
- Se ne «vedono» di tutti i colori sulla facciata del nuovo Palazzo Comunale, in «Luce Sestese», a. LII, n. 50, 11 dicembre 1965, pp. 6-7.
1966
- R. Albanese, Un palazzo da un miliardo per il comune di Sesto, in «Corriere della Sera» (Milano), 10.2.1966.
- QT8: un «quartiere modello» che paga il malgoverno della Giunta, in «L’Unità» (ediz. milanese), 11.9.1966.
- A. Rossi, I piani regolatori della città di Milano, in Aa. Vv., La pianificazione territoriale urbanistica nell’area milanese, Marsilio, Padova 1966, ora anche in Idem, Scritti scelti, cit., in part. pp. 269-270.
1967
- Teleconsiglio a Sesto San Giovanni, in «Philips cronache», a. IX, n. 25, gennaio-maggio 1967, pp. 12-13.
- N. Trezzi, Il nuovo palazzo comunale, in «La città di Sesto San Giovanni», a. V, n. 2, aprile-maggio 1967, pp. 32-36.
- Il Primo Maggio a Sesto San Giovanni, ivi, pp. 40-43.
- Si inaugura oggi a Sesto il nuovo palazzo comunale, in «l’Unità» (ediz. milanese), 1.5.1967.
- In audio e video le sedute consiliari di Sesto San Giovanni, in «La Provincia» (Cremona), 18.5.1967.
- B. Zevi, Il sindaco sotto l’obiettivo. Il municipio di Sesto San Giovanni, in «L’Espresso», a. XIII, n. 22, 28 maggio 1967, p. 17.
- Il Comune di Sesto, in «Rinascita», a. XXIV, n. 26, 16 giugno 1967.
- M. Cerruti, Il Palazzo del Comune di Sesto San Giovanni, in «L’architettura. Cronache e storia», a. XIII, n. 146, dicembre 1967, pp. 497-505.
1968
- Distrutto un trittico del ‘400. I resti del monastero di San Nicolao caduti sotto il piccone, in «Corriere della Sera» (Milano), 23.5.1968.
- Verbania deve conciliare il vecchio col nuovo se non vuole finire soffocata dal proprio caos, in «Il Nord» (Borgomanero), 25.1.1968.
- A passeggio nel parco della villa De Ponti. Entro il 1969 a Sesto, in «Corriere della Sera» (Milano), 31.5.1968.
- Nuova Fiera Campionaria di Milano, 1938, in «L’architettura. Cronache e storia», a. XVI, n. 153, luglio 1968, p. 254.
- G. Ferrara, Siena: vicende urbanistiche. Redazione, attuazione e superamento degli strumenti vigenti, in «Casabella», a. XXXII, n. 330, novembre 1968, pp. 6-13.
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- Il piano particolareggiato sistemerà il lungo fiume?, in «La Nazione» (Firenze), 22.5.1969.
- G. Meucci, Porto turistico a Marina di Pisa, ivi, 7.8.1969.
1969
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1970
- Le indicazioni degli urbanisti per il lungofiume e il litorale, in «La Nazione» (Firenze), 2.1.1970.
- P. Carpi, Sul nostro monte, in «Autoclub», a. XIV, n. 10, ottobre 1970, pp. 38-41.
- L. Bortolotti, Livorno dal 1748 al 1958: Profilo storico-urbanistico, Olscki, Firenze 1970, p. 359.
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- M. Rossi, Il QT8 un esperimento di architettura e urbanistica, tesi di laurea, relatore M. Rosci, Università statale di Milano, 1972.
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