op. 16 – Rifacimento della cappella funeraria Vitale a Ottobiano (Pv), 1928-29

opera 16

Rifacimento della cappella funeraria Vitale a Ottobiano (Pv), 1928-29

Scheda storico-critica

Ogni cosa, dalle strutture, agli arredi, alle suppellettili è stata studiata dall’architetto. Stretta è la parentela tra questa piccola opera e le precedenti non realizzate. Il vaso, posto internamente a decorare i pilastri d’angolo all’ingresso è, a parte le dimensioni, lo stesso abbinato alle sculture femminili nel progetto per piazza della Scala; e il fiore di vetro al centro del lampadario è un’ulteriore versione del «fiore maturo», poi ripreso come elemento decorativo sia nel progetto di ingresso monumentale alla Fiera, sia nella fontana per piazza della Scala. Comune ai primi progetti è pure il segno di un certo gusto cosiddetto Novecento, qui particolarmente evidente. Il gioco degli archi e l’ovale delle finestre; l’uso dei balaustrini nella nicchia dell’altare e negli inginocchiatoi; gli intarsi e l’abbondanza del marmo che riveste il pavimento e per tre quarti le pareti: tutto contribuisce ad accentuare questa impressione e il pensiero corre per associazione a certi ambienti creati in quegli stessi anni da Ponti e Lancia, ad esempio alla Rotonda del padiglione delle arti grafiche alla Fiera di Milano del 1927. Sarebbe tuttavia sbagliato leggere questa piccola opera solo come dimostrazione dell’influenza esercitata su Bottoni dal Novecento milanese. L’atmosfera estraniata, metafisica, a cui porta spesso la ripresa di un linguaggio neoclassico, ha in realtà in questo contesto un suo fondamento logico, razionale. Se per razionalismo in architettura non si intende solo una ideologia ma, come Bottoni sostiene in questi anni, anche la disponibilità del linguaggio ad aprirsi al flusso della vita e dunque ad aderire alla verità storica di un tema, non vi è dubbio che in questa cappella funeraria il neoclassico possa essere apparso all’architetto il linguaggio giusto al posto giusto. Tuttavia anche in una cappella funeraria la visione gioiosa del mondo propria dell’uomo Bottoni riesce, attraverso il colore, a trovare un varco e a mitigare la freddezza a cui il tema, le linee e i volumi parrebbero condannare l’architettura. Come risulta dalla corrispondenza (in APB) tra Bottoni e la ditta Marengo, che esegue i lavori nel 1929, il pavimento è in botticino come l’altare, i muri interni sono rivestiti in giallo di Siena, le cornici dei muri e delle finestre sono in marmo cardello e gli intarsi del pavimento in marmo perlaceo: se il nero del cardello sottolinea, listandolo a lutto, il ritmo austero dei volumi, il giallo chiaro del botticino e quello più scuro del marmo di Siena, assorbendo e tramutando in calore il più flebile filo di luce, sembrano voler togliere al luogo parte della sua tristezza.

Graziella Tonon

In G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di) Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 156-157.

Bibliografia

G. T. [Tonon], Cappella funeraria Vitale a Ottobiano (Pv), 1928-29, in G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 156-157.

V. Prina, Pavia Moderna, Architettura moderna in Pavia e provincia, 1925-1980, Cardano, Pavia 2003, p. 34.

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