op. 17 – Portadolci a elementi componibili in metallo bianco, 1928-29

opera 17

Portadolci a elementi componibili in metallo bianco, 1928-29

Scheda storico-critica

Non è possibile fissare esattamente la data di progettazione di questo oggetto. E certo però che è precedente al 1930, anno in cui viene esposto alla IV Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne di Monza. A parte il fatto che l’esposizione di Monza si sarebbe dovuta tenere nel 1929, esistono diversi elementi per dire che agli inizi del 1929il portafrutta era già stato realizzato, per cui si può presumere che sia stato disegnato nel 1928.Rispondendo a una lettera di Sartoris del 17.2.1929 (copia in APB, Corrispondenza), Bottoni scrive che ha accluso, «per “Città futurista”, due oggetti d’arte decorativa moderna […]». Uno è sicuramente il vaso in marmo eseguito nel 1928 e l’altro non può che essere il portadolci. Questo infatti compare in foto di arredi del 1929 sulla coloratissima libreria di casa Balducci e sui «tavolino da fumo» di casa Dello Strologo a Milano. Inoltre nel luglio 1929 viene pubblicato su «Rassegna di Architettura» e nel medesimo periodo una sua riproduzione fotografica è da Bottoni spedita con altre a J. Gantner per un parere. Il 2 settembre 1929 Gantner risponde a Bottoni: «il portadolci in metallo nichelato (con unità normalizzate?) mi piace per la chiarezza delle forme» (in APB, Corrispondenza, ora anche infra). Il «portadolci lavafrutta in metallo bianco», così Bottoni lo definisce nella scheda di notificazione per la Triennale (in APB, Documenti), non ha infatti le convessità e le concavità ancora grevi, un po’ pompose e di gusto Novecento dei vasi di marmo; e la sua immagine è lontana dal mondo organico e dagli elementi decorativi della tradizione. Qui le concavità e le curvature hanno spigoli che i minimi spessori del metallo e la bianca lucentezza della nichelatura sembrano fatti apposta per esaltare, cosicché il cono e il cerchio di cui si compone il portadolci, quando è isolato, non rimandano ad altro che alla loro pura geometria. Il portadolci è però anche un elemento modulare, studiato per essere componibile in altezza. In questa veste non parla più un linguaggio semplicemente funzionale, capace di integrarsi in sordina con le altre forme nuove della vita quotidiana. L’oggetto sembra piuttosto voler rivelare un suo segreto intento celebrativo, e scatta, trasformandosi in scultura, come preso dal ritmo meccanico di certe marionette di Oscar Schlemmer.

Graziella Tonon

In G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di) Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, p. 157.

Bibliografia

G. T. [Tonon], Portadolci a elementi componibili in metallo bianco, 1928-29, in G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, p. 157.

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