op. 7 – «Cromatismi architettonici», Studio sul colore nell’architettura, III Mostra internazionale delle arti decorative di Monza, 1927

opera 7

«Cromatismi architettonici», Studio sul colore nell’architettura, III Mostra internazionale delle arti decorative di Monza, 1927

Scheda storico-critica

«Gli acquarelli che ho presentato a Monza non vogliono essere che studi di un problema coloristico-costruttivo di cui i molti lati d’ordine fisico, estetico e storico non posso, per ragioni di spazio, qui diffusamente trattare […] Le architetture che io presento, e che formano le strade e le piazze di una città immaginaria, non hanno che valori di schemi: alcune sono semplici cubi, altre, a intelaiature di finestre normali, furono fatte per studiare i valori dei rapporti “vuoto-colore”, oltre che quelli di “posizione”» (Bottoni, 1927).
Tali schemi hanno nell’itinerario culturale di Bottoni il valore di un manifesto programmatico, come appare chiaramente dal tono delle note illustrative che li hanno sempre accompagnati nelle varie esposizioni in pubblico: prima a Monza nel maggio-ottobre 1927 alla III Mostra internazionale delle arti decorative, poi a Zurigo nell’agosto-settembre dello stesso anno per la rassegna Die Farbige Stadt e infine a Roma nel marzo-aprile 1928 alla i a Esposizione italiana di architettura razionale.
Soprattutto le Note illustrative stese per Monza, e poi ripresentate a Zurigo e a Roma insieme a un nuovo testo «più descrittivo», hanno le caratteristiche tipiche del manifesto: la stringatezza delle argomentazioni, la carica polemica e l’immancabile appello come chiusura. Si tratta in questo caso dell’appello di Bottoni ai chimici, ai costruttori, agli architetti e agli esteti perché attraverso «l’unione di tutte queste esperienze, che potrebbero nell’architetto assommarsi in una esperienza unica, noi crediamo si potrà riportare al suo valore costruttivo il colore e farne rinascere la sensibilità» (P. Bottoni, Note illustrative ai Cromatismi Architettonici, in APB, Documenti).
Gli enunciati di cui i sei acquarelli vogliono dimostrare l’evidenza sono i seguenti: ogni colore ha un suo proprio valore volumetrico; tale «massa-volume» appare maggiore o minore a seconda che le tonalità siano calde o fredde e varia con le intensità; i rapporti tra le differenti tonalità e i rapporti di intensità, nel loro digradare graduale, generano ritmi verticali e orizzontali; tutto ciò può accentuare il senso di squilibrio delle architetture oppure rafforzarne il senso di stabilità e riposo, o ancora aumentare la luminosità e la festosità di una strada o piuttosto accentuarne il grigiore. Da questo ordine di considerazioni Bottoni derivava «un punto importantissimo: non si tratta di colorare delle architetture, ma di creare delle architetture colorate» (ibidem). Occorreva cioè che la grigia architettura del cemento si riappropriasse di quella sensibilità per i valori costruttivi del colore che, a suo parere, era appartenuta alle epoche del passato prima del «periodo romantico», e che sola sarebbe riuscita a portare l’architetto a pensare «ancora un elemento costruttivo […] in certe proporzioni, ma giallo e verde o rosso o turchino a seconda della funzione architettonica che a questo elemento si richiede» (ibidem).
Solo così gli elementi dell’architettura «di massima e minima resistenza», «portanti e portati», avrebbero cessato di essere confusi e snaturati da un colore inadatto a interpretarne la ragione costruttiva. In questo contesto, parafrasando Le Corbusier, Bottoni poteva affermare che l’architettura era «il gioco delle masse, dei volumi e dei colori sotto la luce» e poteva concludere: «Nel ritorno dell’architettura alle sue forme fondamentali e schematiche di cui i valori degli elementi costruttivi si accentuano in sintesi d’arte, il valore di massa del colore potrà aprire una nuova via all’estetica delle costruzioni» (ibidem).
A questa vera e propria dichiarazione di poetica Bottoni era giunto attraverso le sollecitazioni provenienti dal campo della pittura, della musica, della cinematografia, e vi era arrivato a conclusione di un itinerario personalissimo che, non a caso, lo porterà a esporre i Cromatismi a Roma, nel 1928, nella sala degli «Isolati». Nella sua vicenda di architetto la riflessione sul colore non costituisce tuttavia una parentesi; essa rappresenta, al contrario, una delle costanti che hanno segnato tutto il corso della sua opera, dalle primissime prove in cui, studente, sperimenta l’effetto cromatico del digradare dei toni su una fontana, fino al municipio di Sesto San Giovanni, una delle ultime architetture, in cui il cromatismo acceso dei rossi mostra ancora una volta quanto i colori, se usati con sapienza, possano aderire ed esaltare come il migliore degli interpreti il senso di una architettura.
L’uso del colore in architettura non mancherà di suscitare critiche ma queste non scalfiranno le convinzioni di Bottoni. Eglidel resto poteva contare su numerosi consensi autorevoli. Tra questi va citato il giudizio di Le Corbusier che così scriveva aBottoni il 15 gennaio 1928: «L’ordre des recherches sur la polycromie qui vous occupent, est des plus intéressants […]Votre étude très intelligente de la couleur (basée sur une notion exacte des qualités spécifiquesques de la couleur) m’abeaucoup réjoui. Je vous en félicite» (in APB, Corrispondenza).

Graziella Tonon
In G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di) Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 149-150.

Bibliografia

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P. Bottoni, Cromatismi architettonici, in «Architettura e Arti Decorative», a. VI, n. 1-2, settembre-ottobre 1927 (a parte gli ultimi quattro capoversi, appartenenti alle Note illustrative presentate a Monza, il testo corrisponde a Cromatismes Architectoniques, la nota illustrativa che accompagnava l’esposizione, in riproduzione, degli acquarelli a Zurigo. È lo stesso testo pubblicato, col titolo Chromatisme Architectural, in «Das Werk», a. XV, n. 7, luglio 1928, pp. 219-221).

P. Bottoni, Farbengebung in der Architektur, in «Die Farbige Stadt», 11. 3, marzo 1928, pp. 65-70 (è il testo più completo. Comprende, oltre a una prima parte edita e alla parte già edita in «Architettura e Arti Decorative», le Note illustrative esposte a Monza e successivamente pubblicate col titolo Die Farbenwirkung in der Architektur, in «Süddeutsche MalerZeitung», a. XXVII, n. 12, giugno 1928, pp. 191-192).

A. Neppi, La prima Esposizione Italiana dei «Razionalisti», in «Il raduno degli artisti di tutte le arti: settimanale di battaglia dei sindacati autori, scrittori, musicisti», 7.4.1928.V. Marchi, Architettura colorica, in «La Fiera Letteraria», a. IV, n. 45, 14.4.1928, p. 4 (lo stesso testo, con piccole varianti, viene ripubblicato in Italia nuova, architettura nuova, Campitelli, Roma 1932, pp. 67-73; 155-156).

P. Bottoni, Polemiche per l’architettura, in «Il raduno degli artisti di tutte le arti: settimanale di battaglia dei sindacati autori, scrittori, musicisti», 28.4.1928.

A. Neppi, Risposta all’architetto razionale Bottoni, in «Il raduno degli artisti di tutte le arti: settimanale di battaglia dei sindacati autori, scrittori, musicisti», 5.5.1928.A. Lancellotti, La mostra di architettura razionale, in «La Casa bella» a. VI, n. 5, maggio 1928, pp. 31-34.

Mary [Tibaldi Chiesa], Il colore nella casa, in «L’Ambrosiano», 20.9.1932.A. Cassi Ramelli, L’effetto di superficie, Ausonia, Milano 1956, pp. 38-40.

V. Bourgeois, L’architecte et son espace, Bruxelles 1955, pp. 19-20.

G. Consonni, L. Meneghetti, L. Patetta, Piero Bottoni. Quarant‘anni di battaglie per l’architettura in «Controspazio», a. V, n.4, ottobre 1973, p. 75.

L. Meneghetti, La città cromatica. Bottoni e il colore in architettura. 1927-28, in Archivio Bottoni, Le Corbusier «Urbanismo». Milano 1934, Mazzotta, Milano 1983, pp. 22-25.

G. Tonon, «Estetica d’assieme». La complessità del razionalismo nei documenti dell’Archivio Piero Bottoni, in Aa.Vv., Il disegno di architettura. Atti del Convegno, Milano, febbraio 1988, a cura di P. Carpeggiani e L. Patetta, Guerini e associati, Milano 1989, pp. 109-114.

G. T. [Tonon], «Cromatismi architettonici», Studio sul colore nell’architettura, III Mostra internazionale delle arti decorative di Monza, 1927, in G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp.149-150.

M. Brusatin, Colore Novecento in architettura, in «AL», n. 6, giugno 2008, pp. 4-6.

J. Serra Luch, A. Garcia Codoner, J. Llopis Verdu, Aportaciones al colorido de la modernidad “Made in Italy”: Piero Bottoniy la gradacion cromatica que nunca fue, in «EGA Expresion grafica arquitectonica», a. XIV, n. 14, 2009, pp. 180-187.

Bibliografia a cura di Graziella Tonon

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