Architettura, Urbanistica e Design (1924-1973)

op. 44 – Mobili e arredamenti per varie abitazioni, 1929-32

opera 44

Mobili e arredamenti per varie abitazioni, 1929-32

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Oltre agli arredamenti Balducci, Dello Strologo e Minerbi del 1929, cui fanno seguito gli arredamenti Sebock, Forti e Davoli(a Varese) del 1931 e gli arredamenti Franceschini, Davoli (a Milano), Bertolaia e Contini realizzati nel 1932 – per i quali si rinvia alle schede specifiche – Bottoni in questo quadriennio progetta mobili e architetture d’interni per diversi altri committenti: dalle impegnative progettazioni affidategli dalle famiglie Curti-Foà, Foà-Tedeschi e Righi, per le quali mette a punto soluzioni di arredo per l’intero appartamento, alle sistemazioni di singoli ambienti effettuate per conto dei signori Assayas, Gabriolo e Minetti. Con questi ultimi 6 lavori, realizzati nel 1932, gli arredamenti di cui è accertata l’elaborazione nel biennio 1931-32 ammontano a 16. A fronte dei 1.118 disegni che è stato possibile attribuire a questi 16 progetti, rimangono nell’Archivio Bottoni 88 disegni di mobili e arredamenti databili tra il 1929 e il 1932, per i quali è incerta la collocazione. Le difficoltà di attribuzione e datazione interessano larga parte degli oltre 700 disegni prodotti da Bottoni nel periodo 1929-1945 nel campo dei mobili e degli arredamenti. Esse derivano dalla decisione del progettista di non indicare, se non in rari casi, il nome del committente e la data, nell’intento di trasformare l’insieme dei disegni via via accumulati in una sorta di catalogo personale di mobili singoli e di soluzioni d’arredo, pronti per essere reimpiegati o reinterpretati in successivi lavori. Ne conseguono limitazioni al lavoro di interpretazione critica: la mancanza di una adeguata documentazione iconografica – per non dire dell’impossibilità di effettuare sopralluoghi essendo la gran parte degli arredamenti smembrati o andati distrutti – rende impraticabile in molti casi la ricostruzione del carattere d’assieme degli ambienti progettati. La documentazione disponibile sembra anzi forzare l’interpretazione, dal momento che tende a spostare l’attenzione dall’architettura degli interni al singolo mobile. Ciò tuttavia è anche il sintomo di un reale spostamento di interesse nel lavoro pratico e teorico di Bottoni; uno spostamento non tanto dalla soluzione architettonica all’oggetto in sé, quanto piuttosto dal lavoro di eccezione all’individuazione dì soluzioni tipo in grado di diffondere massicciamente, con la standardizzazione e la semplificazione costruttiva, e quindi con la produzione industriale, la nuova bellezza. A questa prospettiva era del resto ispirato il progetto della cucina e degli altri locali di servizio nella Casa elettrica; e non è un caso che, proprio nell’ambito delle cucine, nel quindicennio che segue egli svolga una sperimentazione con un duplice intento dimostrativo: mettere in luce la qualità del prodotto di serie improntato alla massima funzionalità ed economicità costruttiva e indicare la possibilità di un suo impiego creativo attraverso varianti e adattamenti all’ambiente. Del resto proprio a questo intento risponde l’idea del «catalogo» che Bottoni mette in pratica fin dai primi anni Trenta. Ciò comunque non impedirà la continua invenzione non solo di nuovi tipi e nuove forme, ma anche la realizzazione di ambienti dalla personalità irripetibile, raggiunta anche mediante il radicamento e l’interpretazione progettuale del contesto. A dispetto degli stessi intenti programmatici, è su quest’ultimo versante che i risultati appaiono più sorprendenti, nel senso in cui può sorprendere la poesia. In ogni caso anche nei frammenti di arredi che la scarsa documentazione non consente di ricostruire è riconoscibile il segno di uno stile: in evoluzione perché aperto all’esperienza; sempre uguale perché trasferisce agli oggetti il senso della dignità umana. Ne sono una dimostrazione i mobili che illustrano questa scheda: Il grande tavolo rotondo e l’armadio-cassettiera in cui si avverte la stessa tensione a reinterpretare in chiave classica la purezza di volumi riscontrabile nel progetto coevo della Villa Latina: la credenza modulare (ne esistono altre due versioni) progettata per la produzione di serie e proposta alla ditta Paleari: un oggetto disegnato nel 1929 con un impianto architettonico che richiama ancor più direttamente la Villa Latina; il tavolino-scaffale che mostra in equilibrio trasparenze e scomposizioni entro la forma cubica; il semplicissimo e originale mobile da bagno con copricalorifero, studiato per casa Curti-Foà; infine la poltrona con piede a slitta in acciaio e rivestimento in velluto che, impiegata in diversi arredamenti (Righi, Minetti ecc.), mostra una straordinaria capacità di trasmettere all’intorno un senso di stupore. Nell’insieme questi oggetti, che ci sembrano tra i saggi più riusciti di una vasta produzione, sono la testimonianza di un itinerario breve ma intensamente vissuto da Bottoni dal 1929 al 1932: se la semplicità delle forme classiche è il punto di partenza, man mano essa diventa un punto d’arrivo; una conquista, alla quale non sono certo estranee la lezione e la sensibilità dell’arte moderna, ma che trova alimento in una autonoma capacità di osservare sia la bellezza della macchina che quella della natura.

Giancarlo Consonni

In G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di) Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 175-176.

G. C. [Consonni], Mobili e arredamenti per varie abitazioni, 1929-32 , in G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 175-176.

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