Architettura, Urbanistica e Design (1924-1973)

op. 52 – Progetto del Piano regolatore del centro di Genova, concorso, 1930-31, con Enrico A. Griffini e Mario Pucci

opera 52

Progetto del Piano regolatore del centro di Genova, concorso, 1930-31, con Enrico A. Griffini e Mario Pucci

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Il confronto fra il piano regolatore del centro di Genova, varato nel 1932 con il pieno appoggio del duce, e i piani precedenti, come ad esempio il piano regolatore di Piccapietra e S. Vincenzo del 1921 – piano che, secondo l’organo ufficiale del Comune, veniva «a risolvere una questione di viabilità cittadina che si dibatte[va] da più di un trentennio» – può essere sufficiente per non appiattire la prospettiva storica, attribuendo al fascismo più responsabilità di quante nonne abbia avute, e sono certamente molte, nell’uso del piccone demolitore. In molti casi, come appunto a Genova, il regime non fa che attuare con maggiore incisività programmi messi a punto da tempo. Il riferimento al clima storico si rende più che mai necessario per meglio comprendere il significato di questa prima esperienza urbanistica compiuta sui tessuto di una città dal giovane Bottoni, il quale collabora nell’impresa con Enrico A.Griffini, più anziano di lui di 16 anni e professionista affermato, e con Mario Pucci, anch’egli alle prime esperienze progettuali. Il lavoro è infatti perfettamente aderente a una impostazione tecnico-culturale che, ben prima dell’igienismo e del funzionalismo dei Ciam e ben prima degli sventramenti fascisti, aveva posto la questione del risanamento delle città in nome della salubrità e dell’efficienza; obiettivi questi spesso proposti dalla cultura tecnica senza prestare la dovuta attenzione all’intreccio con il tema scottante del controllo sociale. A una simile impostazione ideologica della questione urbana aderiscono generazioni di tecnici. Basterebbe una rapida occhiata agli elaborati presentati dai 22 gruppi che nel 1930 partecipano al concorso per il piano regolatore di alcune zone del centro di Genova, per rendersi conto della sostanziale omogeneità dei progetti sul terreno degli obiettivi strategici e dei modi per raggiungerli; una omogeneità a cui non si sottraggono i piani urbanistici tra le due guerre, almeno per quanto riguarda il modo di rapportarsi alla città storica. Il diradamento a fini igienici, gli sventramenti volti a «liberare» dal traffico le zone centrali, le distruzioni dei tessuti antichi per mettere in evidenza singoli monumenti, lo «sfollamento» dei ceti meno abbienti dalle aree passibili di trasformazioni, infine il richiamo al decoro, non sempre conseguito, ma tradotto comunque in un grimaldello per la crescita della rendita fondiaria: sono questi i principi sulla cui base gli urbanisti definiscono il destino della città storica. Qualche differenza significativa nelle strategie, nelle tecniche e nella qualità architettonica si avrà solo nell’ambito delle periferie urbane. Non a caso la parte migliore del progetto di Bottoni, Griffini e Pucci non è quella riferita al tema del concorso, ma è costituita dalla tavola che raffigura una soluzione tipo per «quartieri operai e medio-borghesi» da dislocare nei dintorni collinari di Genova e proposti «per dare conveniente alloggio alla popolazione di modesta condizione che attualmente occupa i poveri e malsani quartieri prossimi al centro e destinati a rifacimenti radicali» («Rassegna di Architettura», 1931, p.265).Se l’idea del decentramento dei ceti più deboli è in perfetta sintonia con l’ideologia della città corporativa, la soluzione architettonica, pur nella sua schematicità, non manca di qualità. Le altre 26 tavole che illustrano le proposte di Bottoni, Griffini e Pucci sono invece pienamente immerse nel clima di cui si diceva, tanto che vale la pena di soffermarsi solo sui piccoli scarti che distinguono questo progetto dagli altri. Già l’elevato numero degli elaborati sta a indicare che i tre progettisti hanno inteso compiere il lavoro con notevole impegno. La scelta di «allargare lo studio delle soluzioni del traffico a tutta la città» (ivi, p. 259) mostra anche un’apprezzabile apertura metodologica, confermata dal fatto che le prospezioni investono l’assetto complessivo del sistema dei trasporti. Di un certo interesse è a questo riguardo la proposta di realizzare «una metropolitana proveniente dalla valle Polcevera e una proveniente dalla zona di Staglieno [val Bisogno] che fanno capo a una nuova piazza ricavata […]» presso piazza Bandiera («Genova», agosto 1931, p. 21). Per il resto, non si può non avvertire una incoerenza fra l’interessante affermazione che il «vecchio nucleo rimane […] nel nuovo Piano, non investito dal grande traffico, ma conservato nel suo carattere pedonale […]», e i copiosi sventramenti pensati per diluire la congestione del traffico, allora concentrato sulla via XX Settembre e su piazza De Ferrari. «È apparso necessario – affermano gli autori della proposta – creare due arterie est-ovest, tangenziali a piazza De Ferrari che portino oltre a essa, consentendo di accedere […] all’antico nucleo della città, seguendo poi strade nord-sud che sono ortogonali a dette tangenziali» («Rassegna di Architettura», 1931, p. 260). Le proposte sono appunto le stesse già contemplate nei piani prefascisti e che il regime non farà che confermare. Foriera di conseguenze altrettanto preoccupanti è la distinzione fra l’edilizia comune e il monumento singolo, per cui l’attenzione a quest’ultimo è negativamente controbilanciata dalla assoluta disattenzione per i tessuti storici, sottoposti al bisturi del disegno che apre nuove strade e nuove piazze in molti punti della città. L’operazione si fonda su una visione quantomeno parziale dell’estetica urbana, dal momento che i progettisti dichiarano di avere «tenuto come norma costante la conservazione, attorno ai monumenti di pregio artistico, del loro ambiente» (ivi, p. 265). Per quanto riguarda poi la qualità del disegno urbano relativo alle zone ristrutturate, esso non sembra discostarsi da una rivisitazione dell’urbanistica neoclassica o di quella cinquecentesca assunta in chiave eclettica. Le molte strade e piazze ricavate nel tessuto storico ricordano in taluni aspetti il Piano dei rettifili elaborato per Milano in periodo napoleonico e ina1tri l’intervento mengoniano per la stessa città. E questo non solo per i molti punti negativi, ma anche per qualche nota positiva, rappresentata soprattutto dalle proposte relative ai giardini e alle alberature dei viali esterni: «Nella nuova sistemazione si è provveduto alla creazione di due ordini distinti di giardini. Quelli di grande estensione, destinati al passeggio e al giuoco dei bambini […]» (fra i quali «il grande giardino degli Orti Sauli e il Giardino-Serra» e «un nuovog iardino-panorama creato al sommo della collina di Sarzano verso il mare»); e quelli «dei piccoli giardinetti ambientali creati a fianco delle vecchie chiese o presso gli antichi monumenti anche del vecchio nucleo […]»(ivi, pp. 262, 265).Nonostante la mole delle tavole, il disegno non si spinge però oltre un’individuazione di massima dei volumi, per cui risulta difficile una valutazione dei caratteri più propriamente architettonici dei singoli planivolumetrici. Quanto agli esiti concorsuali, la commissione giudicatrice, composta da 15 membri fra i quali spiccano i nomi di Marcello Piacentini e Cesare Albertini, attribuisce al lavoro di Bottoni, Griffini e Pucci il terzo premio. Il gruppo non viene però chiamato a far parte della commissione insediata dal podestà per redigere il piano regolatore ufficiale diversa mente dal trattamento riservato ad Aldo Viale e a Carlo Daneri nomi nati in rappresentanza dei gruppi a cui erano andati rispettivamente il primo e il secondo premio. L’esclusione dei vincitori del terzo premio «quantunque – come osserva A. Pica – l’ampiezza degli studi da essi presentati abbia offerto più di uno spunto ai compilatori definitivi» (Pica, 1934), è da far risalire alla contestazione da essi tenacemente sostenuta nei confronti dell’operato della commissione giudicatrice. Al centro della polemica è la scelta della commissione di ammettere al concorso e di premiare come miglior progetto quello presentato dallo stesso capo dell’Ufficio del piano regolatore, l’ing. Viale (che lo aveva sottoscritto con l’arch. G. Zappa). Fra l’omertà dei vertici nazionali del Sindacato degli architetti, va controcorrente la presa di posizione del Sindacato regionale della Liguria, apertamente polemica, anche perché deve «constatare che le critiche all’esito del concorso non si limitarono a voci isolate o interessate, ma furono quasi generali e vanno sempre più crescendo nella classe degli architetti» (Copia della lettera inviata al segretario del Sindacato fascista architetti di Milano dal segretario del Sindacato regionale architetti della Liguria, G. Crosa, il 31.7.1931, in APB, Corrispondenza).

Giancarlo Consonni

In G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di) Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 182-184.

Un concorso per il piano regolatore di alcune zone della città, in «Genova», a. VIII, n. 5, 1930, pp. 343-356.

Progetto per il piano regolatore del Centro Genova, in «Rassegna di Architettura», a. III, n. 7, 15 luglio 1931, pp. 258-265.

Il concorso per un piano regolatore di alcune zone del centro della città. Relazione della Commissione giudicatrice, estratto dalla rivista «Genova», a. IX, n. 8, agosto 1931.

E. Fuselli, Urbanistica. Concorso per il piano regolatore della città di Genova, in «Architettura», a. XII, n. 2, febbraio 1932, pp. 81-91.

Il nuovo piano regolatore del centro, in «Genova», a. X, n. 2, febbraio 1932, pp. 143-150.

A. Pica, I progetti, i cantieri e le opere, in «L’Ambrosiano», 30.6.1934.

P. Cevini, Genova anni 30. Da Labò a Daneri, Sagep, Genova 1989, pp. 117-122.

G. C. [Consonni], Progetto del Piano regolatore del centro di Genova, Concorso, 1930-31 […], in G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 182-184.

Bibliografia a cura di Giancarlo Consonni

1. Municipio di Genova. Concorso per il piano regolatore di alcune zone della città. Stampato in opuscolo, 16 pp.

2. Concorso per il piano regolatore del centro di Genova. Appunti e bozze di stampa della relazione di progetto presentato col motto “Antoniotto Usodimare”. Dattiloscritto, fascicolato, 35 cc./35 pp.

3. Idem. Dattiloscritto, fascicolato, copertina con intestazione manoscritta, 35 cc./35 pp.

4. Idem, bozza. Manoscritto e dattiloscritto, 38 cc./40 pp.

5. Convenzione [tra] gli architetti Enrico A. Griffini, Piero Bottoni, Eugenio Faludi, Mario Pucci. Dattiloscritto con integrazioni manoscritte, firmato Piero Bottoni e altri, 1 c./1 p.

6. Piano regolatore del centro di Genova, relazione. Dattiloscritto, fascicolato, copertina con intestazione manoscritta su talloncino incollato, 22 cc./20 pp.

7. Elenco principale edifici adibiti a servizi pubblici. Dattiloscritto, con annotazione manoscritta sul verso, 1 c./1 p.

8. Elenco edifici monumentali ricavato dalla pubblicazione del 1924 edita dal Ministero pubblica istruzione. Dattiloscritto, 14 cc./14 pp.

9. Delega di Piero Bottoni a Enrico A. Griffini per il ritiro del premio, Parigi 15 dicembre 1931. Dattiloscritto, 1 c./1 p.

10. Illustrazioni del centro storico di Genova tratte da pubblicazioni. Stampati, 6 cc./7 ill.

11. Planimetria della zona compresa tra via Fiasella e via Fieschi. Stampato con annotazione manoscritta sul verso, 1 tav.

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