Architettura, Urbanistica e Design (1924-1973)

op. 99 – Progetto della nuova Fiera di Bologna, concorso, 1934, con Alberto Legnani e Mario Pucci

opera 99

Progetto della nuova Fiera di Bologna, concorso, 1934, con Alberto Legnani e Mario Pucci

op099 copertina

 

Il trasferimento a Bologna della mostra del Cirpac sui «Sistemi razionali di lottizzamento» organizzato da Pollini e da Bottoni per i primi mesi del 1933, offre a quest’ultimo la possibilità di stabilire contatti più stretti con l’ambiente dei razionalisti bolognesi e in particolare con Alberto Legnani. Ne nasce una fattiva collaborazione, a cui non manca di portare il suo contributo il modenese Mario Pucci. Il concorso per la sistemazione della Fiera-esposizione di Bologna, che si chiude il 30 aprile 1934, è il primo di una serie di appuntamenti che alcuni tra i maggiori esponenti del razionalismo bolognese affronteranno assieme a Bottoni e Pucci, non mancando a nessuna delle successive scadenze concorsuali sui grandi temi urbanistici della città: dopo la Fiera, via Roma (1936-37) e il piano regolatore (1938). Un fatto raro nella prassi di quegli anni è la libertà lasciata ai concorrenti di scegliere l’area per la nuova Fiera. La rivista «Urbanistica», nel presentare con un ampio servizio il progetto di Bottoni, Legnani e Pucci, vincitore del primo premio, farà rimarcare come «il sano criterio adottato dal Podestà di Bologna […] abbia dato ampia possibilità ai concorrenti vincitori di risolvere in modo integrale il problema proposto con una risoluzione nella quale la loro esperienza di urbanisti e una profonda conoscenza dei problemi sociali si è felicemente unita alla capacità di Architetti». Il giudizio può essere sottoscritto: sul versante urbanistico, e in particolare nella definizione dell’esigenze funzionali, il progetto è sorretto da lucide ed essenziali argomentazioni; in modo non diverso, sul versante dell’architettura, pur limitandosi a indicazioni di massima, esso riesce a restituire un’immagine coerente. La progettazione urbanistica si avvale di due analisi parallele. L’una riguarda la funzione in sé, e mette a punto caratteristiche qualitative e quantitative dell’organismo-fiera, attraverso una valutazione delle specifiche esigenze di Bologna rapportate a quelle di altre città sedi di fiere internazionali; l’altra riguarda il rapporto con il contesto e vaglia le diverse alternative localizzative. L’organismo è pensato come una realtà suscettibile di espansione, sicché il dimensionamento dell’area stimato in 400.000 mq corrisponde all’intero fabbisogno finale. La sua articolazione per settori privilegia il comparto agricolo per il quale si prevede la messa a disposizione di un «campo sperimentale» entro cui «non dovranno mancare le mostre dei poderi tipo e delle case coloniche modello» («Urbanistica» 1934, p. 328): una proposta in evidente sintonia con la propensione dimostrativa del razionalismo. Gli altri comparti di rilievo, indicati in coerenza con l’assetto produttivo dell’area bolognese, sono il meccanico, l’edilizia, l’arredamento, l’abbigliamento e il settore dei mezzi di trasporto. Molto opportunamente è previsto anche un comparto non specializzato, a disposizione delle sezioni che nei primi anni non potranno dotarsi di padiglioni specifici. Circa la localizzazione, vengono poste a confronto diverse soluzioni. Scartata sia la possibilità di un ampliamento della fiera esistente sia l’eventualità di utilizzare la zona compresa fra la ferrovia Milano-Bologna e la strada provinciale Galliera, la scelta cade sulla zona delimitata dai seguenti tracciati: la nuova via Mascarella, la strada comunale S. Donato, la linea ferroviaria per Ancona e l’anello ferroviario di cintura. Curiosamente, mentre nel progetto predisposto per il concorso relativo al piano regolatore del 1938 questa scelta non verrà confermata dagli stessi Bottoni, Legnani e Pucci, l’area indicata nel 1934 verrà invece a far parte del complesso fieristico sorto nel dopoguerra. Così gli stessi progettisti motivano la loro prima proposta: «L’area prescelta per la nuova Fiera, oltre ad essere vicinissima a tutte le stazioni ferroviarie, si trova in una posizione equilibrata rispetto alle più importanti linee di provenienza esterna senza che ne risultino ingombrate quelle nelle quali il traffico è maggiore. L’affluire dei veicoli alla Fiera potrà svolgersi completamente all’esterno della città […]. I percorsi dal centro sono brevi, diretti e seguono vie comode (esistenti o in progetto) e per la maggior parte larghissime, nelle quali già si trovano o sono allo studio trasporti urbani». La Fiera è pensata dunque in stretto rapporto con la città, e ciò è sottolineato dalla disposizione radiale dell’asse principale, preceduto da un ampio vialone d’accesso. All’interno, poi, il complesso è concepito come una vera e propria cittadella, con al centro una struttura di servizi di ristoro (caffè, ristorante, spettacoli) che sembrano riprodurre in piccolo il cuore di una città. La dislocazione della sezione agricola al polo opposto rispetto all’ingresso sembra alludere al rapporto città-campagna, mentre il resto dell’impianto ricorda le città di fondazione, da quelle dell’antichità romana a quelle settecentesche. Anche i singoli organismi richiamano le specifiche modalità di organizzazione degli spazi dei diversi settori produttivi: se il complesso dei padiglioni dell’agricoltura è organizzato attorno a una corte circondata da portici, il padiglione della meccanica si presenta all’esterno come una piccola fabbrica. Più anonimi sono invece i contenitori-tipo pensati per ospitare le più disparate mostre merceologiche. Anche questi edifici non mancano tuttavia di un loro interesse, in particolare per l’originale concezione dei percorsi in rapporto agli spazi espositivi. I progettisti optano a questo proposito per una netta separazione fra gli spazi destinati alla contrattazione, a cui riservano la zona interna al piano terreno, e gli spazi riservati al pubblico generico. Il percorso di quest’ultimo può svolgersi su due livelli: al piano terra, l’esterno del padiglione è organizzato come il marciapiede protetto di una strada commerciale su cui si affacciano delle vetrine in successione; al primo piano, invece, una galleria ad anello accoglie la massa dei visitatori che possono osservare sia i prodotti esposti nella zona centrale sottostante sia gli stand «portati a sbalzo in fuori» sullo stesso piano della galleria. Ma vale la pena di tornare all’impianto complessivo della Fiera per considerare il modo in cui è risolto il rapporto con la città. Evidentemente, secondo i progettisti, i padiglioni, piuttosto bassi, non restituivano un’immagine adeguata se hanno sentito il bisogno di disegnare un ingresso «trionfale», «costituito da una orditura reticolare in cemento armato dell’altezza di m 36»: «Questo classico motivo geometrico scrivono gli autori a commento di una tavola presentata al concorso mentre costituirà la caratteristica estetica più saliente della Fiera avrà in realtà anche un fine pratico potendo servire ai più svariati effetti reclamistici diurni e notturni, espressi in varie forme (luci al neon, ombre mobili, iscrizioni, colorazioni)». La scelta si accompagna però alla rinuncia di un altro e ben più interessante modo di legare la Fiera al tessuto urbano, quale è invece chiaramente prospettato in uno schizzo preparatorio. In questa soluzione iniziale la Fiera non è concepita come un organismo totalmente chiuso da un recinto, ma è parzialmente fruibile a «parco pubblico in tempi normali». Si tratta appunto di una larga fascia che forma una grande T con il reparto dei padiglioni espositivi in linea con l’ingresso principale: qui il reparto delle «manifestazioni sperimentali agricole» è concepito in modo da saldarsi con il parco divertimenti, restituendo una parte considerevole della Fiera alla fruizione quotidiana dei cittadini.

Giancarlo Consonni

In G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di) Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 225-227.

Concorso per la futura sistemazione della Fiera-esposizione di Bologna, in «Urbanistica», a. III, n. 6, novembre-dicembre1934, pp. 326-395.

Concorso per la futura sistemazione della Fiera-esposizione di Bologna, in «Architettura», a. XIII, n. 12, dicembre 1934, pp.753-757.

P. Bottoni, Fiere e Triennali: incidenza dei momenti espositivi nel quadro e nel piano urbano, lezione tenuta il 24.4.1970 nel corso di Composizione architettonica del Politecnico di Milano (prof. G. Canella), ora, seconda parte, in «Hinterland», a. IV, n. 19-20, dicembre 1981, pp. 68-73.

F. Sabatelli, L’espansione della città moderna. Bologna 1934: gli scambi come cardo razionalista, in «Hinterland», a. IV, n.19-20, dicembre 1981, pp. 74-75.

Aa.Vv., International Style e Razionalismo in Emilia Romagna: 1920-1940, numero monografico di «Parametro», a. XIII, n.94-95, marzo-aprile 1981, p. 72.

S. Zagnoni, Presenza razionalista in Emilia-Romagna. I protagonisti e le opere. Architettura di regime e motivazioni culturali, ivi, pp. 13-63.

G. C. [Consonni], Progetto della nuova Fiera di Bologna, Concorso, 1934 […], in G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 225-227.

G. Gresleri, La Fiera e la città, in Aa.Vv., La Fiera e la città. Polo espositivo e progetto del territorio, Edizioni C.E.L.I., Bologna, 1991, pp. 61-90.

G. Consonni, Piero Bottoni a Bologna e a Imola. Casa, città, monumento. 1934-1969, Ronca, Cremona 2003, pp. 10-13.

Bibliografia a cura di Giancarlo Consonni

Materiali pubblicitari relativi agli apparecchi radio in commercio. Stampati: 3 cataloghi, 17 pieghevoli, 26 depliant. Comune di Bologna. Bando di concorso per un progetto di massima concernente la futura permanente sistemazione della Fiera di Bologna, Bologna 15 febbraio 1934. Stampato con conteggi manoscritti, 1 c./2 pp.

Articolo Bologna Bottoni, appunti. Manoscritto con schizzo, 4 cc./5 pp.

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