op. 22 – Progetto del nuovo macello di Palermo, concorso, 1929, con Enrico A. Griffini e Gianluigi Manfredi

opera 22

Progetto del nuovo macello di Palermo, concorso, 1929, con Enrico A. Griffini e Gianluigi Manfredi

Veduta prospettica della galleria coperta nel corpo principale (stampa nascosta dietro la pagina). Positivo, bianco e nero, 177x239 mm, album giallo n.4, pag.8 (retro).

Scheda storico-critica

Con scadenza maggio 1929, il Comune di Palermo indice un concorso a inviti rivolto alle maggiori imprese di costruzione italiane per il progetto e la realizzazione di un nuovo macello municipale. Lo studio professionale di Griffini e Manfredi offre al giovane Bottoni l’opportunità di collaborare alla elaborazione di un progetto per conto dell’impresa Piazzoli di Messina. Dopo i concorsi accademici e monumentali, è la prima occasione che Bottoni ha per misurarsi su un tema nel quale lo studio delle esigenze funzionali e la coerente risposta in termini di organizzazione degli spazi sono passaggi obbligati. È questo il terreno da cui ha preso le mosse l’esperienza del Movimento moderno e su cui gli esponenti del Miar, seguendo le orme di Sant’Elia e con un occhio a Gropius e uno a Le Corbusier, si attribuiscono un ruolo pionieristico nella realtà italiana. Nella 1ª Esposizione italiana di architettura razionale (Roma, 1928) avevano costituito un chiaro segnale in questa direzione i progetti di autorimesse di Cuzzi e Gyra e di Figini e Pollini, gli edifici industriali ideati da Sartoris e da Terragni e soprattutto il Lingotto (1926-28), l’opera di Matté Trucco che in quella mostra figurava con l’autorità del manifesto realizzato. I razionalisti si sentivano investiti della missione di portare la bellezza in ambiti abbandonati allo squallore dell’edilizia corrente o nei quali l’architettura eclettica andava ancora esercitando una stanca funzione di mascheramento, ignara delle potenzialità estetiche della macchina e incapace di dare autonomo senso architettonico agli edifici per la produzione e i servizi tecnici. L’intima aderenza degli organismi agli scopi e la trasparenza della funzione strutturale dei materiali nella costruzione sono i percorsi da cui prende vita, in modo non deduttivo, la nuova figurazione. In questo percorso il macello palermitano di Bottoni, Griffini e Manfredi si iscrive con una sua originalità, e ciò non sfugge alla critica coeva, come dimostra la sua presentazione, oltre che nella Esposizione del Miar del 1931 e in altre mostre, in antologie come quelle di Filhia e di Sartoris e in numerose riviste italiane e straniere. L’organismo studiato per Palermo appare il frutto di un’attenta analisi delle esigenze funzionali e del loro evolvere nel tempo. Se il suo dimensionamento è condizionato dalla somma stanziata dal Comune (9 milioni di lire) e dall’estensione del lotto irregolare assegnato, l’impianto principale è concepito in modo che siano garantite future espansioni, nell’ipotesi attendibile di una crescita dei consumi pro capite rispetto ai bassi livelli di partenza. Ciò serve anche a spiegare le ridotte proporzioni del complesso, sicuramente al di sotto degli standard medi delle città europee di grandezza comparabile (400.000 abitanti). La distribuzione spaziale delle operazioni nasce da uno studio dei percorsi delle merci e delle persone, che estende all’intero complesso i criteri di progettazione fondati sull’analisi del layout. Il riferimento all’organizzazione scientifica del lavoro e alla fabbrica fordista si fa ancora più esplicito e puntuale nell’adozione di linee di trasporto aereo all’interno del reparto riservato alla macellazione e alla lavorazione delle carni. È tuttavia altrettanto evidente il riferimento a una esperienza esemplare: i macelli realizzati a Lione nell’area della Mouche su progetto di Tony Garnier (1906). Di quest’opera il progetto qui illustrato sembra riproporre in particolare lo schema distributivo dell’organismo cardinale: su una galleria lunga 85 metri e larga 20 si innestano tre capannoni a shed per la macellazione distinta di bovini, ovini e suini e, sul lato opposto, in sequenza, la cella frigorifera, l’anticella e la zona per la contrattazione. Del complesso lionese è ripresa anche la distinzione dei flussi in entrata e in uscita dal recinto del macello: un primo ingresso è posto in asse con il contiguo Foro Boario, ed è quindi pensato per l’afflusso del bestiame; un secondo ingresso è pensato per l’andirivieni dei camion e dei carri diretti ai magazzini e ai punti di vendita finali. Rispetto al modello della Mouche, il progetto palermitano prevede però l’innesto di un terzo ingresso riservato alle persone, sul quale si affacciano due palazzine, ospitanti l’una l’alloggio del direttore e l’altra l’amministrazione e disposte secondo un asse di simmetria che ha il suo baricentro nel fronte parabolico della galleria. Mentre la dislocazione delle tettoie per i veicoli sottolinea la direzione dell’animato fluire delle merci, sul viale dei Mille il macello si presenta con una sua riposata compostezza data dal placarsi delle ardite forme della galleria nelle rotondità degli avancorpi più bassi, che si pongono come quinte laterali in uno spazio scenico prospettico. In tal modo una funzione divisa e segregata per imprescindibili ragioni igieniche, con il suo aspetto rassicurante e vagamente esotico, aspira a istituire un dialogo con le forme storiche del capoluogo siciliano. La linea assoluta della parabola non si libra solitaria, come negli hangar e nei capannoni industriali per i quali è stata adottata dalla nuova cultura ingegneristica, ma cerca in questo progetto un suo radicamento nel raccordo con l’intorno: un uso delle forme nuove che va controcorrente rispetto agli stessi atteggiamenti di quei maestri — è il caso, ad esempio, di Le Corbusier — che concepivano la nuova architettura come presenza dirompente verso la città reale.

Giancarlo Consonni

In G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di) Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 159-160.

Bibliografia

P. Bottoni, Az új Palermój vágóhíd terve, in «tér és forma», a. III, n. 2, febbraio 1930, pp. 83-86.

Schlachthof für Palermo, in «Wasmuths Monatshefte für Baukunst & Städtebau», a. XXV, n. 3, marzo 1930, p. 124.

Fillia (a cura di), La nuova architettura, Utet, Torino 1931, p. 154.

A. Neppi, La II mostra d’architettura razionale italiana, in «Il lavoro fascista», 31.3.1931.

M.I.A.R., L’architettura razionale italiana 1931, in «La Casa Bella», a. IV, n. 40, aprile 1931, pp. 67-82.

A. Sartoris, Gli elementi dell’architettura funzionale, Hoepli, Milano 1931, pp. 338-339.

[P. Bottoni], Un tipo di macello, in Triennale di Milano. Esposizione internazionale di architettura moderna. Mostra dei progetti. Norme per lo studio di edifici tipici, Milano 1933, pp. 75-77.

E. A. Griffini. Progetti e realizzazioni. MCMXX-MCML, Hoepli, Milano 1950, p. 125.

G. C. [Consonni], Progetto del nuovo macello di Palermo, concorso, 1929 […], in G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 159-160.

Piero Bottoni a Palermo. Il progetto del nuovo macello del 1929, Tesi di laurea di Alice Franchina, Relatore: Francesco Maggio, Università degli Studi di Palermo, a.a.2010-2011.

Bibliografia a cura di Giancarlo Consonni

Documenti scritti

Concorso per il progetto appalto del nuovo macello di Palermo, descrizione. Dattiloscritto, in sei copie, 1 c./1 p.

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