Architettura, Urbanistica e Design (1924-1973)

op. 98 – Involucri di apparecchi radio Cge, 1933-36

opera 98

Involucri di apparecchi radio Cge, 1933-36

op098 copertina

 

«Finalmente! Non mobili di un falso medioevo, falsi scrigni fiorentini, false scrivanie o consolles Luigi XV o Luigi XVI, non false librerie Impero o mobili Liberty o neoclassici: soltanto e semplicemente mobili moderni e razionali per i più razionali e moderni degli apparecchi» (in APB, Documenti): è questo lo slogan proposto da Bottoni per il lancio pubblicitario dei primi modelli da lui progettati per la Cge (l’azienda milanese nata nel 1921 come divisione italiana della statunitense General Electric e guidata dall’ing. Renzo Norsa), che egli aveva «spinto sulla rischiosa strada della radio moderna» (lettera di P.B. a Roberto Papini del 13.3.1933, copia in APB, Corrispondenza). Lo slogan rimase però lettera morta. Come si verificò per la gran parte delle altre case produttrici italiane, anche nella Cge l’affacciarsi della nuova linea non surclassò la precedente: per non perdere quote di mercato, si scelse di far convivere il vecchio e il nuovo; dove il “vecchio” non aveva più di dieci anni. Dal 1924, anno d’inizio delle trasmissioni radiofoniche dell’Eiar, in Italia imperversava il mobile radio in stile, con una produzione che, se si escludono rari esempi di art déco, grondava di «cattivo gusto», un vizio d’origine «derivato – come osservava Gio Ponti su «Domus» (n. 61, gennaio 1933) – da una produzione di grossa serie destinata ai cottages Tudor o Queen Anna sparsi nelle campagne americane». Ponti muoveva da questo bilancio per annunciare il concorso per il «disegno di un mobile radio-grammofono» indetto dalla Società nazionale del «Grammofono» (La Voce del Padrone) in collaborazione con la sua rivista. Sei mesi dopo, sul numero 66 di «Domus» (giugno 1933) veniva presentato il progetto vincitore, scelto fra 151 proposte: lo splendido mobile radio-grammofono disegnato da Luigi Figini e Gino Pollini e realizzato dalla fabbrica Meroni e Fossati di Lissone per conto della società che aveva promosso il concorso. Ma le scarse vendite di questo modello non fecero che rinsaldare la convinzione dei vertici aziendali per cui era prudente non abbandonare la strada vecchia per la nuova. Bottoni non partecipò al concorso bandito su «Domus» per il fatto che, già dagli ultimi mesi del 1932, la fattiva collaborazione con la Cge lo impegnava in esclusiva nella messa a punto di una nuova linea stilistica per gli apparecchi radiofonici della casa milanese. Ne nacquero i modelli definiti «Novecento» nella pubblicità rivolta alle masse e «razionali» nelle tavole pubblicitarie disegnate dallo stesso Bottoni per le riviste di architettura. Ma l’entusiasmo che traspare dallo slogan citato all’inizio era destinato a spegnersi ben presto. A cominciare dalla XIV Fiera campionaria di Milano, tenutasi dal 12 al 27 aprile 1933, l’architetto milanese dovette rassegnarsi a veder convivere nello stesso stand i primi 4 modelli della serie da lui progettata – Superetta, Consoletta, Fonoletta e Audiola – con la paccottiglia in stile. I primi tre modelli firmati da Bottoni sono sostanzialmente delle variazioni su un unico tema, esemplificato nel disegno 1502 (numerazione che lo data a fine dicembre 1932) relativo alla Superetta. L’involucro è un semplice parallelepipedo poggiante su un basamento sottile (2,5 cm). Lo slancio verticale – ottenuto dallo scompartimento del fronte in tre fasce, due laterali in legno e una centrale, più larga, rivestita in metallo – è tenuto in equilibrio dagli inserti sulla parte metallica (le manopole dei comandi, il quadrante luminoso della sintonizzazione e una griglia a strisce orizzontali per la fuoriuscita dei suoni). Le soluzioni a mobile autonomo (o a consolle), quali sono invece la Consoletta e la Fonoletta, si caratterizzano per una diversa distribuzione degli inserti sul pannello centrale, funzionale al ritrovamento dell’equilibrio compositivo. Nettamente distinta da questo trio è l’Audiola (nome scelto in sostituzione di quello di Radio Baby proposto da Bottoni). Con questa radio minuscola – in un volantino pubblicitario, per attirare l’attenzione del pubblico, l’apparecchio appare come sostenuto da una sola mano – la Cge cercava di raggiungere una più vasta clientela puntando sul basso prezzo e sulle dimensioni eccezionalmente ridotte (cm 23 di altezza, 32 di larghezza e 22 di profondità). Realizzata in noce lucidato e pannello frontale in metallo, l’Audiola presenta la curiosa caratteristica di due antine scorrevoli (in anticorodal e cellastite, colorata in tre versioni), pensate per proteggere il pannello dei comandi dalla polvere e dagli urti durante il trasporto. A conti fatti, è il punto più alto toccato da Bottoni nella progettazione di involucri per apparecchi radio. A ragione Papini, in una cartolina postale del 18.5.1933 indirizzata a Bottoni (in APB, Corrispondenza), la chiama «deliziosa piccola radio»; un giudizio ribadito pubblicamente dallo storico e critico dell’arte nell’articolo La Triennale milanese delle arti su «L’Illustrazione italiana» (a. LX, n. 23, 4 giugno 1933): «il mobiletto di una piccola radio disegnato dall’architetto Bottoni è una delizia di proporzionata eleganza». Non è un caso che il Wolfsonian Fiu di Miami Beach (US) ne conservi un esemplare. Bottoni continuerà a sfornare progetti per la produzione di serie della Cge fino almeno al giugno del 1935. L’ultimo suo progetto documentato è un pezzo fuori serie eseguito sempre dalla Cge: un mobile-radio studiato ad hoc per l’ing. Giovanni Falck nella primavera del 1936, una commessa arrivata a Bottoni tramite Franco Albini. Del quadriennio 1933-36 l’Archivio Piero Bottoni conserva 98 disegni in cui gli schizzi si alternano a disegni esecutivi. Dal confronto fra questi disegni e la documentazione relativa alla produzione Cge di quegli anni, è possibile tracciare un quadro di massima sugli sviluppi della collaborazione di Bottoni con la casa milanese. Dopo i quattro modelli del 1933, vanno attribuiti a Bottoni l’Audioletta del 1934, ma anche la Super Spica 6 del 1934 e l’Orfeon Trionda del 1935, eseguite, con piccole modifiche, su disegno dell’architetto milanese. Non è da escludere che l’ufficio tecnico Cge, diretto per il settore radio dall’ing. U. Soleri, abbia attinto dagli altri disegni sfornati da Bottoni, in cui sono individuabili, oltre ai modelli a lui attribuibili con certezza (i sette per la produzione di serie e il pezzo fuoriserie per Falck), una quindicina di progetti arrivati auna definizione sufficiente per essere eseguiti. Alcuni di questi modelli compaiono addirittura, come fossero realizzati, in alcuni progetti di allestimento predisposti dallo stesso Bottoni per conto della Cge. Nell’assonometria dello stand studiato per la Fiera di Milano del 1935 (op. 123) accanto alla Fonoletta, sono rappresentati altri quattro modelli a consolle che fanno parte dei progetti rimasti sulla carta. Lo stesso si può riscontrare nella prospettiva dell’interno del negozio di via Dante (op. 143) dove, tra i modelli raffigurati figurano, oltre alla “Radio Cge per tutte le onde” presente anche nell’op 123, diversi involucri di apparecchi radio asimmetrici, su cui si era concentrata l’attenzione di Bottoni nell’ultimo periodo. In questa discordanza fra quanto raffigurato nei disegni degli allestimenti e l’effettiva realizzazione si può scorgere un tentativo del progettista di convincere la direzione della Cge circa la qualità delle sue proposte. Nell’insieme, sul versante delle soluzioni simmetriche la ricerca di Bottoni ha seguito due diversi orientamenti: in alcuni schizzi, si registra il tentativo di trovare nell’antropomorfismo una forza espressionistica che trasforma le radio in curiosi robot; in altri disegni, decisamente preponderanti, il progettista ha puntato invece a raggiungere un’essenzialità classica. Sul versante delle soluzioni asimmetriche – opzione minoritaria fra le realizzazioni (l’Audioletta del 1934 e il pezzo unico per Giovanni Falck del 1936) – nei modelli da tavolo studiati nel 1935 la radio tende ad assumere la forma di un parallelepipedo disteso orizzontalmente con una sapiente disposizione dei consueti inserti (manopole, quadrante, griglia). Da segnalare infine, per il valore di documento, un progetto di “radio rurale” del febbraio 1935, dove la scritta compare con una spiga e un fascio littorio stilizzati, a evocare la battaglia del grano.

Giancarlo Consonni, 16 marzo 2017

G. C. [Consonni], Involucri per apparecchi radio Cge, 1933-36, in G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 220-221.

Roberto Papini, La Triennale milanese delle arti, in «L’Illustrazione italiana», a. LX, n. 23, 4 giugno 1933, ora in Id., Cronache di architettura, 1914-1957. Antologia degli scritti, a cura di Rosario De Simone, Edifir, Firenze 1998, p. 252.

Consolle […], fonografo. Manoscritto con schizzi, 1 c./1 p.

Note per la reclame degli apparecchi Radio Cge serie razionale. Dattiloscritto, 1 c./1 p.

Idem, bozza. Manoscritto, 1 c./1 p.

Nota di promemoria sugli apparecchi progettati dall’arch. Bottoni per la C.G. Elettricità rep. radio. Dattiloscritto, 1 c./1 p.

Materiali pubblicitari relativi agli apparecchi radio Cge progettati da Piero Bottoni. Stampati, 5 cc.

Materiali pubblicitari relativi agli apparecchi radio in commercio. Stampati: 3 cataloghi, 17 pieghevoli, 26 depliant.

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