Architettura, Urbanistica e Design (1924-1973)

op. 80 – Progetto del Piano regolatore di Piacenza, concorso, 1932-33, con Pietro Berzolla, Leone Carmignani e Mario Pucci

opera 80

Progetto del Piano regolatore di Piacenza, concorso, 1932-33, con Pietro Berzolla, Leone Carmignani e Mario Pucci

op080 copertina

 

 «Realtà», il motto scelto per la presentazione del progetto, vuol essere una dichiarazione d’intenti: gli sventramenti – ma la parola era ormai ambiguamente bandita nella terminologia degli addetti ai lavori – sono inferiori a quelli previsti in altri piani coevi, tanto che sono gli stessi progettisti a sottolinearlo dichiarando di essersi mantenuti «nei limiti di una sana realtà» (Berzolla e altri, 1933, p. 19). È pur vero che questa moderazione nelle «trasformazioni e rettifiche stradali» viene presentata come una conseguenza del carattere eminentemente «agricolo commerciale» della città che, secondo gli autori del progetto, avrebbe continuato a contraddistinguere Piacenza nel cinquantennio successivo; ma essa è anche il segnale di una maggiore attenzione al contesto, la testimonianza del lento farsi strada di un nuovo senso della misura che segna comunque uno scarto rispetto alla disattenzione mostrata dai Ciam verso la città storica. Questo non significa che funzionalità e igiene non siano confermati come i nodi fondamentali dell’urbanistica. Le ricerche a questo proposito acquistano anzi in sistematicità. Lo rileva anche Luigi Moretti: «Per quanto riguarda l’analisi del traffico, il proporzionamento della rete stradale e l’impostazione del piano di ampliamento sulla base di precise statistiche, è stato soprattutto apprezzabile l’apporto del progetto «Realtà 1», veramente completo e di grande interesse» (Moretti, 1935, p.57). Il ricorso a statistiche e a rilevazioni dirette sui flussi degli autoveicoli e delle persone – già presente negli studi per i piani di Genova e di Verona – si fa in questo lavoro ancora più puntuale fino a operare un preciso riparto delle singole componenti del traffico e a configurare persino degli schemi di origine e destinazione, sia pure di massima. L’attestazione posta alla quantità, oltre che alla qualità, dei fenomeni studiati risponde all’intento di un loro governo globale attraverso il piano urbanistico. Gli studi e le proposte su traffico e viabilità mirano a ottenere la massima fluidificazione della circolazione, e quindi a separare quanto più possibile i diversi tipi di flusso. La prima distinzione che il progetto persegue è quella fra i flussi che hanno come meta il centro cittadino e quelli la cui origine e destinazione non interessa Piacenza. L’intento è rimuovere dal cuore della città il traffico di transito, costretto a tortuosi tragitti all’interno del centro storico a causa di circonvallazioni inadatte «o perché di non facile accesso […] o perché non continue» (ivi, pp. 16-17). Si può quindi già intuire come l’ampliamento e il completamento delle connessioni fra le radiali sia la soluzione indicata dai progettisti. La seconda distinzione è fra gli spostamenti pedonali e quelli veicolari. In tale senso va la proposta di attribuire alla via XX Settembre (la strada che collega piazza Cavalli con piazza del Duomo) «un carattere esclusivamente pedonale evitando altresì incroci e attraversamenti con importanti arterie percorse da veicoli in genere» (ivi, p. 18). Tuttavia sono ancora questi gli anni in cui il traffico è genericamente visto come un fluido portatore di vita e di risorse per il centro della città; di conseguenza, mentre si esprime l’intenzione di liberare i nodi monumentali dalla congestione, si ritiene indispensabile creare nuovi «canali» cui si attribuisce la capacità di assorbire e far defluire il flusso veicolare. Da qui la proposta di aprire a ovest del nucleo romano, ma entro la città murata, una «grande trasversale cittadina, nord-sud, ottenuta, come tutte le altre sistemazioni del nuovo piano, senza toccare monumenti nazionali o demolire stabili di valore, ma al contrario distruggendo fabbricati non sani e cadenti […]» (ivi, p. 34). Questa nuova arteria viene a far parte di un anello interno che ingloba lo Stradone Farnese, prosegue nell’allargata via Venturini e, utilizzando un tratto della via Beverora, giunge, non senza demolizioni e l’ampliamento di strade preesistenti, fino a Porta S. Sisto. Circa i guasti che un simile intervento avrebbe prodotto, i firmatari del progetto osservano: «La strada, richiedendo l’esproprio di fabbricati di secondaria importanza e tagliando al centro isole fra vie molto distanti, valorizza economicamente aree interne oggi coltivate a orto o malamente costruite, perché non accessibili […]» (ivi, p. 38). Il realismo a cui si richiamano gli autori del progetto significa infatti innanzitutto attenzione ai costi economici delle operazioni di ristrutturazione. Un calcolo dettagliato, come già era stato fatto per Verona, indica i costi che il Comune dovrà accollarsi e che assommano a oltre 26 milioni di lire. Si danno però anche suggerimenti interessanti per la gestione del piano. Oltre a indicare la possibilità di applicare la legge sull’esproprio per pubblica utilità, e in particolare l’articolo che prevede i contributi di miglioria da parte dei proprietari beneficiati dagli interventi, si afferma un principio che va controcorrente: «Notevoli vantaggi potranno anche derivare al Comune dalla formazione di un Demanio di aree comunali che verranno valorizzate dalle opere eseguite e che potranno essere cedute dal Comune ad Enti pubblici per costruzione di uffici, case popolari, istituti distruzione ecc.» (ivi, p. 59). La concretezza del piano trova conferma anche nelle proposte volte a ottenere miglioramenti igienici e a rimuovere il triste primato della tubercolosi fra le cause delle morti naturali. In continuità con l’urbanistica ottocentesca, si propone «La creazione di zone verdi, l’apertura nella vecchia città di centri di respiro, la creazione di un ampio e verde campo sportivo, l’impianto generale di fognatura [per] facilitare l’opera della scienza nella lotta contro la tubercolosi» (ivi, p. 7). Si prevede di destinare a verde aree «più che doppie di quelle della città attuale» (ivi, p. 33), ivi compresa «una zona di giardino sotto il vallo dei bastioni», e di dar vita a una concentrazione di impianti sportivi collegata a quel giardino da un viale alberato. Alla fognatura poi è dedicato uno studio dettagliatissimo, in omaggio a una concezione dell’urbanistica come disciplina che si avvale di strumenti tecnico-scientifici e che affronta i problemi primari. Quanto ai caratteri architettonici del progetto – come non manca di rilevare la stessa Commissione giudicatrice composta fra gli altri da Giulio Arata, Alberto Alpago-Novello e Piero Portaluppi – diversa è la qualità delle proposte per l’area centrale rispetto a quelle per l’espansione: piuttosto banale è il disegno di quest’ultima, mentre di un certo rilievo sono le proposte per la sistemazione di alcuni punti di interesse monumentale, sia pure nei limiti intrinseci alla concezione giovannoniana del diradamento a cui i progettisti aderiscono senza riserve, anche se non vi fanno cenno. E infatti con questo indirizzo che vengono studiate soluzioni in dettaglio per piazza Cavalli, per piazza del Duomo e per la zona attorno alla chiesa di San Sisto. Salvo che in quest’ultimo caso, dove la “liberazione” del monumento è una conseguenza del tracciamento dell’anello viario entro la città murata di cui si è detto, in generale le sistemazioni paiono, in tempi di piccone demolitore, piuttosto contenute; addirittura eccessivamente contenute a parere della Commissione giudicatrice, almeno nel caso dell’ampliamento previsto del largo Battisti in corrispondenza di piazza Cavalli: una conferma indiretta di come le scelte del piano fossero ispirate alla moderazione. Il progetto ottiene il massimo riconoscimento che divide con il progetto presentato dagli ingegneri V. Bozzini e G. Manfredi e dall’architetto F. Spelta. Il Comune acquista i primi cinque progetti premiati e nomina una commissione di tecnici della quale vengono chiamati a far parte M. Pucci e V. Bozzini in rappresentanza dei due gruppi primi classificati e C. Chiodi in qualità di vincitore, con G. Merlo, del terzo premio. Solo nel 1936 l’Ufficio tecnico perviene a una proposta di piano regolatore; nel frattempo gli interventi di notevole portata fra cui la sistemazione di piazza Cavalli realizzata con capitali dell’Istituto nazionale delle assicurazioni su sollecitazione delle autorità della città vengono realizzati in assenza di ogni regolamentazione urbanistica.

Giancarlo Consonni

In G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di) Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 210-211.

P. Berzolla, P. Bottoni, L. Carmignani, M. Pucci, Concorso per il piano regolatore di Piacenza. Motto «Realtà», Parma 1933.

Concorso per il Piano regolatore e d’ampliamento della Città di Piacenza. Relazione della Commissione giudicatrice, Piacenza 1933.

Il piano regolatore di Piacenza nello studio Pucci, Bottoni e Berzolla, in «il Lavoro fascista», 23.7.1933.

M. Pucci, Il piano regolatore della città di Piacenza, in «Cantiere», a. I, n. II, novembre 1933, pp. 5-12.

Piano regolatore e d’ampliamento di Piacenza, in «Case d’oggi», a. XIV, n. 3, marzo 1934, pp. 123-129.

Recenti concorsi per piani regolatori. I concorsi per i piani regolatori di Piacenza e di Busto Arsizio, in «Rassegna di Architettura», a. VII, n. 4, aprile 1934, pp. 154-163.

Il concorso per il piano regolatore di Piacenza, in «Urbanistica», a. III, n. 5, settembre-ottobre 1934, pp. 257-285.

L. Moretti, Concorso per il piano regolatore e di ampliamento di Piacenza, in «Architettura», a. XVI, n. 1, gennaio 1935, pp.47-59.

G. C. [Consonni], Progetto del Piano regolatore di Piacenza, Concorso, 1932-33 […], in G. Consonni, L. Meneghetti, G. Tonon (a cura di), Piero Bottoni. Opera completa, Fabbri, Milano 1990, pp. 210-211.

Bibliografia a cura di Giancarlo Consonni

Relazione, motto: Realtà. Dattiloscritto in fascicolo con intestazione stampata in parte su talloncini incollati, 63cc./63 pp.

Concorso per il piano regolatore di Piacenza. motto “Realtà”, relazione di progetto. Stampato in opuscolo, in due copie, 60 pp.

Appunti sui progetti in concorso. Manoscritto su verso di dattiloscritto ciclostilato, 3 cc./3 pp.

Nota sul progetto contrassegnato con il motto Realtà. Dattiloscritto, 1 c./1 p.

Il concorso per il piano regolatore di Piacenza, rendiconto. Dattiloscritto, 2 cc./2 pp.

Concorso per il piano regolatore e d’ampliamento della città di Piacenza, relazione della commissione giudicatrice,1933. Stampato in opuscolo, 11 pp.

Didascalie e schede descrittive per l’esposizione del progetto. Stampato su fogli di diverso formato, 33 cc./33 pp.

PARAGRAFI

Archivio Piero Bottoni

DAStU - Politecnico di Milano

Campus Bovisa
Via Giuseppe Candiani, 72
20158 Milano

t +39 02 2399 5827

archivio-bottoni-dastu@polimi.it