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Le Corbusier (disegni)

Le Corbusier, Urbanismo

Le sei tavole della conferenza al Circolo Filologico milanese, giugno 1934

A cura di: Giancarlo Consonni, Lodovico  Meneghetti, Graziella Tonon
Edizioni: Lubrina Editore, Bergamo 1999

Le Corbusier, nel corso della conferenza sul tema «Urbanismo» al Circolo filologico milanese la sera del 19 giugno 1934, eseguì sei grandi tavole (gessi colorati su carta, cm 165×240) da lui poi donate a Piero Bottoni. In esse è condensata la visione urbanistica di L. C. nella fase della sua sistemazione organica culminante nel volume La Ville Radieuse che vedrà la luce l’anno successivo. La maturità teorica di tale pensiero aveva del resto già ispirato la Carta di Atene (Ciam del 1933, ma pubblicata solo nel 1942). Quella che L. C. definisce la “rivoluzione urbanistica possibile” nasceva da un’intensa successione di esperienze progettuali, alcune delle quali richiamate nelle tavole: le proposte per le città sudamericane del 1929, il progetto della Ville Radieuse (Ciam di Bruxelles, 1930), la soluzione dei “suoli artificiali” ideata per Algeri nel 1930, il Pla Maciá per Barcellona elaborato con i razionalisti catalani del Gatepac nel 1932-33 e, infine, le soluzioni per la campagna laziale esposte nelle due conferenze da lui tenute a Roma il mese precedente.
È dalla casa che, nella rivoluzione urbanistica delineata da L. C. deve partire l’azione di rifondazione dell’habitat. È nella casa che il nuovo paesaggio trova il suo fulcro perché è sul ciclo delle 24 ore della vita quotidiana che vanno comunque dimensionate le relazioni spazio-temporali con gli altri momenti e luoghi del vivere. Dalla casa deve muovere anche la rifondazione del paesaggio, ricostituendo i rapporti della costruzione con gli elementi naturali restituiti nella loro purezza (il sole, l’albero, l’aria, l’orizzonte).
Al suolo e alla riduzione della sua occupazione è riservata la massima attenzione. Il superamento del conflitto fra la tecnologia moderna dei trasporti e la città può essere il punto di partenza per nuove soluzioni insediative compatte: edifici a nastro, come nel caso di Rio de Janeiro e di Algeri, città verticali puntiformi come per la periferia romana, quadre di 400 metri di lato, come nel caso di Barcellona.
Tali soluzioni consentono di separare i percorsi in modo da restituire dignità al pedone e in modo da liberare dalle costruzioni una superficie rilevante. Il terreno su cui si erge la città può così divenire un parco senza soluzione di continuità. Il modello, secondo il suo ideatore, consentirebbe anche una totale libertà di scelta verso le città storiche: che si potranno ricostruire radicalmente nei tessuti malsani e legare alla nuova città nelle parti monumentali e in quelle recuperabili alla nuova funzionalità.
Le Corbusier fonda il suo sistema comunicativo su segni essenziali. Egli stesso ha teorizzato questo procedimento: “Un tratto, uno schema, permette di tracciare sulla carta la figura di un’idea, di un ciclo, di un’epoca, anche futura: le figure vengono messe in equazione, con un’algebra grafica dotata di leggi proprie e la cui velocità consente all’esploratore di scavalcare la sterpaglia facendogli cogliere la sostanza”.
I sei grandi disegni mantengono intatta e l’irruenza del gesto che asseconda la fulminea illuminazione del pensiero e l’incandescenza messianica che sa attingere alla poesia. Ma esse hanno anche la forma perentoria di un programma politico esprimendo nell’insieme la visione, in sé coerente, di un nuovo mondo reso possibile dalla tecnica.
La loro forza deriva anche da un’autentica tensione a un’esattezza insieme scientifica e naturale. Riferendosi alle conferenze tenute in America del Sud, Le Corbusier svelava la sua intima disposizione, “Esse, con tutta la modestia, hanno aperto porte e finestre. Sono illustrate da schizzi, fatti sotto gli occhi del pubblico. Hanno permesso al loro autore di veder chiaro dentro se stesso, d’essere ingenuo una volta di più, nel contentarsi di porre i problemi e di dar loro la risposta più naturale”. Questo stesso spirito anima a tal punto i disegni milanesi che nel loro insieme essi evocano la presenza fisica dell’autore.
I sei grandi disegni di Le Corbusier fanno parte dell’Archivio Piero Bottoni del Politecnico di Milano. La loro scoperta, ad opera di Giancarlo Consonni, Lodovico Meneghetti e Graziella Tonon, è avvenuta poco dopo la morte di Piero Bottoni durante i primi lavori di ordinamento dei documenti da lui conservati. Il reperimento presso la Fondation Le Corbusier di Parigi dei dieci fogli degli appunti preparatori della conferenza – il primo dei quali porta l’intestazione dell’albergo Touring di Milano, dove Le Corbusier alloggiò durante il suo breve soggiorno milanese – ha poi fugato ogni dubbio sulla datazione e ha consentito di sciogliere alcuni interrogativi circa la successione con cui furono eseguiti i disegni.

Le Corbusier, gessi colorati su carta, cm 165x240, 1934.
Le Corbusier, gessi colorati su carta, cm 165x240, 1934.
Le Corbusier, gessi colorati su carta, cm 165x240, 1934.
Le Corbusier, gessi colorati su carta, cm 165x240, 1934.
Le Corbusier, gessi colorati su carta, cm 165x240, 1934.
Le Corbusier, gessi colorati su carta, cm 165x240, 1934.
PARAGRAFI

Archivio Piero Bottoni

DAStU - Politecnico di Milano

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